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L’impatto del Covid 6 mesi dopo la malattia: più tac al torace e più esami cardiologici

Uno studio sull'impatto del Covid in Lombardia

L’impatto del Covid 6 mesi dopo la malattia non sarebbe stato affatto neutro: dallo studio sono emerse più tac al torace e più esami cardiologici

L’impatto del Covid 6 mesi dopo la malattia non è stato affatto neutro: si sono registrate più tac al torace e più esami cardiologici, in particolare nei pazienti maschi. Uno studio specifico pubblicato sul Journal of Internal Medicine ha analizzato la risposta nella regione d’Europa più colpita dal covid, la Lombardia. I ricercatori hanno valutato l’impatto su range temporale medio della prima ondata pandemica. Chi ha condotto lo studio? Un team multidisciplinare di diversi spot di eccellenza con rispettivi responsabili: il Policlinico di Milano, l’università di Milano, la Regione Lombardia e l’Istituto Mario Negri.

L’impatto del Covid in Lombardia 6 mesi dopo

Lo studio ha avuto base cognitiva sui dati amministrativi in anonimato della Regione Lombardia. Lo scopo era valutare cosa fosse accaduto a distanza di sei mesi in chi ha avuto il covid e si è negativizzato al tampone entro il 30 giugno 2020. E i criteri di valutazione? Nuovi ricoveri ospedalieri, accessi in Pronto soccorso, visite mediche, esami di laboratorio e consumo di farmaci. E i risultati? Poco incoraggianti. I pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi: chi aveva avuto la malattia a casa, i ricoverati in reparti non intensivi e chi era andato in rianimazione. Dallo studio, come spiega il Corriere della Sera, sono stati esclusi “i pazienti gestiti nelle residenze sociosanitarie per anziani”.

Nelle donne infezione meno grave

Il plafond di studio era di 48.148 cittadini: il 43% (20.521) non aveva fatto ricorso all’ospedale (età media 50 anni), il 54% (26.016) era stato curato in reparti non intensivi (età media 62 anni) e il 3% (1.611) era stato assistito in terapia intensiva (età media 59 anni, solo il 13,5% con più di 70 anni. Il 64% di chi è riuscito a gestire a casa la malattia era donna, percentuale che scende al 42% tra gli ospedalizzati meno gravi e al 22% tra chi è stato in terapia intensiva, dato che “conferma la minor gravità dell’infezione nel genere femminile”. Ma il dato eclatante è che fra chi aveva avuto il covid sono aumentati gli esami cardiaci e toracici, con una ricaduta sul servizio sanitario nazionale che dovrebbe indurre non solo a riflessioni o considerazioni cliniche, ma anche a strategie precise.