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Lavora 2 ore e 20 minuti, ma deve ridare all'Inps 15.500 euro di pensione: la storia di Giuseppe

La storia di Giuseppe

L'incredibile storia di Giuseppe, 68enne, che deve ridare all'Inps 15.500 euro di pensione.

L’incredibile storia di Giuseppe, 68enne, che ha lavorato due ore e 20 minuti nell’arco di tre mesi e ora deve restituire 15.500 euro di pensione all’Inps.

Lavora 2 ore e 20 minuti, ma deve ridare all’Inps 15.500 euro di pensione

Ha lavorato due ore e 20 minuti nell’arco di tre mesi, da settembre a dicembre, ma adesso deve restituire all’Inps di Pordenone l’intera pensione percepita lo scorso anno, ovvero 15mila 500 euro. Questa è l’assurda storia di Giuseppe, 68enne che percepiva un assegno mensile di poco più di mille euro e che per 10 anni si troverà una trattenuta di 180 euro al mese per restituire la pensione incassata in un anno. Giuseppe, dopo una vita di lavoro nel commercio, è andato in pensione nel 2019. Gli mancavano alcuni mesi e aveva preso al volo Quota 100. Un assegno di 1.088 euro al mese, con cui viveva. Una delle raccomandazioni fatte dall’impiegato Inps era che andando in pensione con Quota 100 non si poteva fare alcun lavoro per almeno 5 anni.

Per via di un problema avuto quando gestiva un negozio, l’Agenzia delle entrate si è attivata appena è andato in pensione, trattenendo 78 euro al mese per pagare un debito. A settembre del 2020 un conoscente lo ha chiamato per un piccolo lavoretto, un aiuto per sistemare gli scaffali in un centro commerciale. “Gli dissi che non potevo ma l’amministrazione di quel magazzino mi fece presente che quel lavoro era permesso perché non era compreso nei divieti imposti dall’Inps. Da settembre a gennaio ho lavorato in tutto due ore e 20 minuti: un giorno un’ora e 30, un altro 40 minuti. Mi hanno anche pagato: 30 euro” ha raccontato, ma quelle due ore di lavoro hanno avuto conseguenze disastrose.

Giuseppe deve ridare all’Inps un anno di pensione

A gennaio 2021 Giuseppe ha ricevuto una raccomandata dell’Inps di Pordenone. “Quando l’ho aperta, c’è mancato poco che svenissi. Mi contestavano il fatto di aver lavorato con contratto due ore e 20 minuti e siccome non potevo farlo, mi richiedevano indietro l’intero ammontare della pensione percepita nel 2020, ossia 15mila 500 euro” ha spiegato. L’uomo è andato all’Inps ma purtroppo è obbligato a pagare, così ha chiesto di poterlo fare a rate. “Avrei dovuto lavorare in nero, come fanno in molti, ma nella mia vita ho sempre cercato di essere onesto e leale e così sono rimasto fregato. E poi mi avevano detto che con quel tipo di lavoro non avrei corso alcun rischio. Invece…” ha dichiarato.

L’uomo si è rivolto all’avvocato Luca Scandurra per capire come uscire dalla trappola. “È tutto vero e devo essere sincero, è la prima volta che mi trovo in una situazione così grottesca come questa. Stentavo a credere, poi ho letto le carte ed effettivamente per aver percepito una somma di circa 30 euro, ora il mio cliente dovrà restituirne all’Inps 15mila e 500. Sto valutando la situazione e, terminato il periodo festivo, cercherò di capire quali possono essere le azioni più opportune da portare avanti per tutelare il mio assistito, che ora si trova in questa situazione per essere stato corretto e aver accettato un contratto di lavoro per il quale ha pagato persino le tasse su un introito che oserei dire irrisorio” ha dichiarato il legale.