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I digiuni e le magliette rosse che fanno vincere Salvini

Rossovestivi e preti digiuni

Così la gente comune si avvicina a Salvini e si allontana da Saviano

Prendiamo in prestito la domanda che inaugura l’ultimo, toccante, appello «umanitario». L’ennesimo, quello della Chiesa, sorto dall’iniziativa di padre Alex Zanotelli (a nome dei missionari comboniani), don Alessandro Santoro (Comunità delle Piagge di Firenze), monsignor Raffaele Nogaro (vescovo emerito di Caserta), padre Giorgio Ghezzi (religioso sacramentino), suor Rita Giaretta di «Casa Ruth» di Caserta e la Comunità del Sacro Convento di Assisi. Un digiuno per smuovere le coscienze, per educare i bruti (Salvini, mai citato nel comunicato ma destinatario principale, e salviniani sfegatati) e ricondurli a virtute, sulla retta via dei porti aperti a tutti i costi.

Preti digiuni

La domanda, si diceva. Eccola: «Avete mai pianto, quando avete visto affondare un barcone di migranti?”. Queste parole, le stesse pronunciate da Papa Francesco durante la Messa di Lampedusa per le vittime del Mediterraneo, rappresentano già un accattivante pretesto per interrogare chi vorrà unirsi al suddetto digiuno “di giustizia in solidarietà con i migranti”, aperto anche ai laici.

Già la domanda risulta di per sé difettosa, in quanto difficilmente chi legge – e chi «promuove»? – si è mai imbattuto in un’imbarcazione piena di migranti e in procinto di affondare nelle agitate acque del Mediterraneo. Figurarsi se nell’opulenza della Chiesa (si tolleri la sintesi qualunquista), pari all’ambizione del suo messaggio umanitario, si può rintracciare maggiore conoscenza reale del problema. Ci sforziamo di credere, non con malizia ma come sincero auspicio, che almeno i promotori della più recente lezione di etica e morale conoscano la gravità del messaggio veicolato.

C’è un altro passo ugualmente appassionato nel comunicato. “Il digiuno che voglio non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo senza trascurare i tuoi parenti?”. Ci immaginiamo che la domanda implichi una certa dose di retorica, e che quindi «dividere il pane», etc siano doveri a cui coloro che intraprenderanno il simbolico digiuno adempiono a tempo pieno. È uno dei cavalli di battaglia dei nemici senza nome (i salviniani). Dicono: “ospitateli a casa vostra”. E ogni volta, apriti cielo: piovono feroci critiche su chi esemplifica il problema, chiaro sintomo di ignoranza e noncuranza. Eppure, salviniani e non, teoricamente predicano la stessa soluzione. Cioè che l’aiuto ai poveri, agli ultimi e agli affamati parta dal basso. Che inizi dalla gente comune, da chi ha il nigeriano come vicino di casa e non da chi ci fa la predica da un attico o dalle colonne di un prestigioso quotidiano nazionale.

magliette rosse

Pensatori rossovestiti

Su quest’ultimo punto, crediamo, siamo tutti d’accordo. I personaggi non comuni a cui si fa riferimento sono Roberto Saviano e Sandro Veronesi. Il secondo si è rivolto direttamente al primo in una lettera aperta agli intellettuali e ai benpensanti (quelli che hanno indossato nelle ultime ore l’arcinota maglia rossa), pubblicata sul Corriere della Sera. Lo scrittore blatera, per sua stessa ammissione vaneggia, e in un delirio onirico si lascia andare a una predizione che saremmo curiosi di vedere avverata: Chiara Ferragni che allatta un bambino, mentre Giorgio Armani compie 84 anni. Ci sono anche Checco Zalone e Jovanotti, tutti a fare compagnia ai migranti nelle navi. Veronesi invita chiaramente Saviano a mettere in ballo il «corpo, a esserci fisicamente. Non solo lo scrittore napoletano (in compagnia della scorta, si immagina), ma anche altri intellettuali del nostro tempo. Quali, appunto, la Ferragni. Per combattere un nemico comune: Matteo Salvini, ovvero lo spregevole opportunista che invoca la chiusura dei porti. Colui che vuole fermare la partenza dei gommoni già sgonfi, senza carburante, messi in mare dai trafficanti di esseri umani che sui gommoni non salgono neanche più. Il ministro che invoca, forse indirettamente, un diritto non scritto ma sacrosanto: quello al confine, che i migranti per primi dovrebbero poter esercitare. Smettendo di salire sulle imbarcazioni della morte. Smettendo di essere migranti.

Gad Lerner

Salvini, comunque, augura buon viaggio tramite Facebook agli intellettuali che vogliano sposare la causa umanitaria. Quell’immaginario viaggio per l’alto mare aperto, che non avverrà, è ulteriore e schiacciante prova del distacco crescente della sinistra dalla gente comune. Quella di destra o di sinistra – non fa differenza – alle prese col nigeriano molesto a cui dà lavoro, al quale prova a conferire dignità. La gente che tollera, rispetta, accoglie. Si fa più in là, seppure con sospetto. Compromessi a cui preti digiuni e pensatori rossovestiti mai giungeranno. Così la gente comune si avvicina a Salvini e si allontana da Saviano.