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Migranti, messaggio Cei: "Non volgiamo lo sguardo altrove"

La tragedia dei migranti in una foto della ONG Open Arms

Non è una questione politica, ma di umanità: non possiamo ignorare la tragedia nel Mediterraneo e lo sguardo disperato di chi muore in mare.

Anche la Chiesa dice la sua sulla tragedia dei migranti nel Mediterraneo. Lo fa attraverso una nota scritta dai vescovi della Cei, guidati dal cardinale Gualtiero Bassetti. La lettera degli ecclesiastici non vuole proporre soluzioni politiche, ma ha l’obiettivo di parlare alla coscienza dei fedeli per ricordare loro che quanto sta accadendo nelle acque del mare nostrum è “una tragedia alla quale non ci è dato di assuefarci”.

La nota della Cei

La lettera inizia ricordando “gli occhi sbarrati e lo sguardo vitreo di chi si vede sottratto in extremis all’abisso che ha inghiottito altre vite umane”. Impossibile non riconoscere, in queste parole, lo sguardo di Josepha, la donna salvata dalla Open Arms e le cui foto hanno fatto il giro del mondo e sono diventate l’ennesimo simbolo della tragedia dei migranti. “Ci sentiamo responsabili di questo esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture”, affermano i vescovi. Criticano chi si ostina a “chiudere frontiere e alzare barriere” davanti a un numero sempre maggiore di “uomini, donne e bambini” che invece “ci chiede di osare la solidarietà, la giustizia e la pace“.

Responsabilità umana

Non è una questione politica, sottolinea la Cei. La nota dei vescovi non cita alcun ministro o parlamentare, né intende sostituirsi chi è chiamato a prendere decisioni in merito. Nessuna “soluzione a buon mercato”, quindi, ma solo la consapevolezza di non poter ignorare ciò che succede a poche miglia dalle coste italiane. “Rispetto a quanto accade non intendiamo, però, né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto”, scrivono gli ecclesiastici.

L’impegno della Chiesa

È il “Vangelo di Gesù Cristo” che li anima e li spinge a “custodire la vita, ogni vita, a partire da quella più esposta, umiliata e calpestata”, scrivono i vescovi nella nota. Lo scopo di chi milita tra le fila della Chiesa dev’essere quello di “prestare la nostra voce a chi ne è privo” e di diffondere tra le comunità “un’accoglienza diffusa e capace di autentica fraternità”. Ma anche davanti al crescente imbarbarimento dell’umanità, afferma la Cei, non tutto è perduto, grazie a “quanti con la loro disponibilità sono segno di compassione, lungimiranza e coraggio, costruttori di una cultura inclusiva, capace di proteggere, promuovere e integrare”.

L’appello di Cercasiunfine

Pochi giorni prima della pubblicazione della nota, la Cei è stata sollecitata dall’associazione Cercasiunfine. Il gruppo, formato da 110 rappresentanti della Chiesa, ha esortato gli alti ecclesiastici ad agire in modo più deciso sul tema migranti. Non parole, ma fatti, per combattere una mentalità sempre meno accogliente e più xenofoba.