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Milano, protesta degli insegnanti precari presso la sede Rai

La protesta degli insegnanti

Non è una guerra tra diplomati e laureati: tutti i precari della scuola sono uniti contro il precariato e la mediocrità.

La protesta degli insegnanti precari ha preso il via verso le ore 9 nella mattinata del 13 luglio davanti alla sede milanese della Rai, in via Alberto Riva Villasanta. A manifestare, in modo pacifico, sono i rappresentanti degli insegnanti della scuola primaria. Diplomati magistrali e laureati alla facoltà di Scienze della Formazione Primaria (SFP), si sono uniti nella lotta al precariato che li costringe a supplenze saltuarie senza nessuna garanzia.

Insegnanti contro il precariato

“Quello della scuola italiana è un problema di precariato che non riguarda solo una categoria”, lo urla al megafono il portavoce degli insegnanti. Lo sottolinea subito: “Il problema non è diplomati contro laureati“, come è stato talvolta presentato. Entrambe le categorie hanno lo stesso obiettivo, “quel che differisce sono le soluzioni”.

La diatriba nasce da una sentenza della Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato datata dicembre 2017: la legge ha stabilito che né il diploma magistrale né la laurea in SFP è sufficiente per assicurarsi una cattedra. È necessario, prima, superare un concorso. Tuttavia, il concorso attualmente in vigore non sembra in grado di gestire efficacemente il ricambio degli insegnanti.

“Stanno creando un imbuto che per 50 anni non verrà mai smaltito. E sapete su chi lo stanno creando? Sulle spalle dei vostri figli, sulle spalle dei vostri ragazzi, sulle spalle del futuro del nostro Paese”.

Le proposte

Gli oltre 115.000 professionisti precari della scuola chiedono che venga inserito un concorso selettivo a cadenza biennale, che permetta di ottenere la stabilizzazione come insegnanti di ruolo con maggiore frequenza rispetto a quanto accade ora. “Ci sono 80.000 persone che hanno superato un concorso, persone che hanno rispettato le regole e che ora devono pretendere di avere la stabilizzazione. Ci sono poi, e qui ce n’è rappresentanza, 40.000 studenti [della facoltà di SFP] che ogni anno popolano le nostre università” senza alcuna garanzia per il proprio futuro.

Quello a cui gli insegnanti in protesta sono fermemanre contrari è la sanatoria, sostenuta da circa 55.000 precari (in prevalenza neo diplomati). La sanatoria permetterebbe l’immissione nelle scuole di tutti coloro che detengono il titolo di diplomato magistrale o laureato SFP, senza concorso. Una soluzione che però, protestano in molti, affiderebbe classi e cattedre senza verificare preventivamente l’effettiva preparazione dei maestri.

Il problema delle supplenze

Nel mirino dei precari ci sono anche le supplenze, che costringono i maestri a vivere in una condizione di costante incertezza. Vengono chiamati dalle scuole per “fare supplenze perché mancano insegnanti, e noi andiamo. Prendiamo le briciole di tutti quanti però poi dobbiamo stare zitti nel momento in cui veniamo scavalcati nei ricorsi”.

Lotta alla mediocrità

La protesta non vuole solo ottenere maggiori garanzie per gli insegnanti, ma anche tutelare gli studenti. “Non dobbiamo dimenticare che la scuola non è soltanto degli insegnati”, sottolineano, “la scuola è soprattutto dei bambini e dei ragazzi”. Bisogna ai bambini la migliore educazione possibile, anche quando questo significa allontanare un insegnante di ruolo e andare contro il principio della continuità.

“Non si può garantire la continuità a un insegnante che non sa parlare in italiano, ma che cosa insegnerà? Ma la continuità cos’è per un bambino in questo caso? È un diritto o è una condanna? Non condanniamo i bambini alla mediocrità“.