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Monitoraggio Gimbe: +61% di nuovi casi in una settimana, calano ricoveri, morti e prime dosi

Nino Cartabellotta

Il monitoraggio Gimbe sulla situazione della pandemia in Italia. I nuovi casi sono aumentati ma ricoveri e decessi sono in calo.

I dati del monitoraggio Gimbe hanno messo a confronto la settimana dal 7 al 13 luglio e quella precedente, con novità significative. I tamponi effettuati sono diminuiti, così come i ricoveri e i decessi, ma sono aumentati i casi.

Monitoraggio Gimbe: i dati

Da una settimana a questa parte, secondo il monitoraggio Gimbe, i nuovi casi di Covid sono aumentati del 61,4%. Un aumento di fronte a cui, però, continuano a calare i decessi, il totale dei positivi, i ricoverati in reparti ordinari e i pazienti in terapia intensiva e in isolamento domiciliare. Le uniche due Regioni che non hanno avuto un incremento dei nuovi contagi sono state la Basilicata e la Valle D’Aosta. “Sul fronte dei nuovi casi si registra un netto incremento settimanale, peraltro sottostimato da un’attività di testing in continuo calo, che rende impossibile un tracciamento adeguato dei contatti” ha spiegato il presidente Nino Cartabellotta. Il numero di persone testate da maggio si è ridotto del 56,3%. “Il trend dei pazienti ospedalizzati prosegue la sua discesa sia in area medica che in terapia intensiva, dove l’occupazione di posti letto da parte dei pazienti Covid si attesta al 2 per cento” ha spiegato Renata Gili, responsabile ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe. Le Regioni registrano tutte valori inferiori al 10% per l’area medica e al 5% per le terapie intensive. 7 Regioni non contano pazienti Covid. “Gli ingressi giornalieri in terapia intensiva in calo da oltre 3 mesi, nell’ultima settimana hanno registrato un lieve incremento con la media mobile a una settimana che è di 7 ingressi al giorno rispetto ai 5 della settimana precedente” ha spiegato Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe.

Monitoraggio Gimbe: i dati sui vaccini

Per quanto riguarda i vaccini, il numero di somministrazioni è rimasto stabile, con una media inferiore a 550 mila inoculazioni al giorno. La lieve oscillazione dipende dalla crescente diffidenza degli over 60 verso i vaccini, sia dalla necessità di accantonare più di 2,16 milioni di dosi di vaccini mRNA per i richiami. “In questo scenario la percentuale di prime dosi sul totale delle dosi somministrate è in progressiva riduzione da 4 settimane consecutive: dalle 2.955.191 prime dosi della settimana 7-13 giugno (74 per cento del totale) si è passati alle 809.518 della settimana 5-11 luglio (22 per cento del totale), con un calo del 73%” ha spiegato Mosti. “Al momento è impossibile fare previsioni per il 3 trimestre visto che l’ultimo aggiornamento del piano delle forniture risale allo scorso 23 aprile e, in assenza di un consuntivo ufficiale, non è noto se le 15,2 milioni di dosi non consegnate nel 2 trimestre saranno recuperate o meno nei prossimi mesi” ha spiegato la Fondazione. Le stime di oltre 94 milioni di dosi per il terzo trimestre non sono realistiche perché includono le dosi del vaccino CureVac, che non ha superato i test clinici, e 42 milioni di dosi di vaccini a vettore adenovirale, che sono stati sospese per mancato utilizzo. Nel terzo trimestre si potrà disporre solo di 45,5 milioni di dosi di vaccini a mRNA. Per il momento il totale delle somministrazioni sta raggiungendo la quota di 60 milioni.

Monitoraggio Gimbe: il parere sul green pass alla francese

Per quanto riguarda la possibilità di estendere il green pass seguendo il modello francese, Nino Cartabellotta ha spiegato che è davvero poco applicabile al momento, a causa di vari ostacoli. “L’indisponibilità di vaccini per tutti coloro che vorrebbero riceverli e la non gratuità dei tamponi in tutte le Regioni” ha spiegato, “genera un rischio di discriminazione“. Secondo il presidente “servono strumenti e risorse per controlli serrati e sistematici“. “Manca una legge sull’obbligo vaccinale per chi svolge mansioni a contatto col pubblico. Ed è indispensabile rimettere al centro dell’agenda politica il tema scuole: in assenza dei mancati adeguamenti strutturali e organizzativi per il prossimo anno scolastico c’è il rischio concreto di dovere ricorrere nuovamente alla didattica a distanza, considerato anche che il 75% circa della popolazione 12-19 ed oltre 216 mila persone impiegate nella scuola (14,8%) non hanno ancora ricevuto neppure una dose di vaccino” ha spiegato Cartabellotta.