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Negozi aperti per le feste? Pronta la stretta

Negozi aperti per le feste Proposto un tetto di 12 giorni

Il governo sta valutando la proposta di un tetto di 12 giorni all'anno per tutte le attività commerciali, che intendono aprire nelle festività.

Niente più negozi sempre aperti nei giorni festivi. Il decreto Salva Italia del governo Monti del 2011 potrebbe andare in pensione. La proposta del deputato pentastellato, Davide Crippa, Sottosegretario allo Sviluppo economico, è stata presentata il 18 aprile 2018, con lo scopo di porre un freno alla liberalizzazione delle aperture dei negozi. Non più aperti a Ferragosto e a Pasqua, le imprese commerciali dovranno attenersi ad un sistema di turni a rotazione, da stabilire a livello locale. Intanto, ad ogni Comune è stato imposto un limite del 25% di esercizi commerciali dello stesso settore merceologico, aperti la domenica o in un giorno festivo, e come limite di aperture festive all’anno, un tetto di 12 giorni.

Stop ai negozi e all’e-commerce

Il modello di riferimento è quello di Modena, spiega Davide Crippa, artefice della proposta: nella città dell’Emilia-Romagna ha fissato un codice di autoregolamentazione, che prevede la chiusura dei negozi in tutta la città in alcune feste comandate come Natale, Capodanno, 25 Aprile, Primo Maggio, e invece aperture a rotazione solo in alcune zone di Modena.

Prendendo esempio, quindi, a ogni Comune è affidata la responsabilità di definire e garantire un sistema di turni a rotazione. Secondo la proposta, il consiglio comunale non dovrà superare il limite di apertura la domenica e i giorni festivi del 25% per i negozi specializzati nella vendita dello stesso prodotto. Il tetto limite di attività per le feste è fissato a 12 giorni all’anno. E i lavoratori? Per loro dovranno essere imposti dei turni. Chi ormai ha rinunciato ad andare in giro per negozi, preferendo l’e-commerce, non tiri un sospiro di sollievo, perchè il provvedimento prevede delle limitazioni anche per gli acquisti online. Gli acquirenti della rete potranno fare le loro ordinazioni nelle principali piattaforme di vendita, ma tutte le altre fasi, compreso il trasporto e spedizione del prodotto acquistato, saranno posticipate nei giorni feriali.

Sono esclusi dal provvedimento i negozi presenti nelle località turistiche, mentre per la gestione di casi particolari, il provvedimento assegna la responsabilità di trovare una soluzione agli enti locali.

Una proposta dopo 7 anni

Una svolta dopo 7 anni. Il provvedimento del governo di Mario Monti aveva lo scopo di correre ai ripari in una situazione di estrema necessità per l’Italia. La profonda crisi economica del 2009 era esplosa da poco e occorreva tappare i buchi dov’era possibile. Per il Paese era necessario che gli italiani facessero dei sacrifici. Dopo 7 anni, l’Italia sta registrando una lenta ma progressiva crescita e anche il contesto economico internazionale ha cambiato volto. Un clima ideale per nuove proposte, magari più ragionate su come impiegare le forze dei lavoratori. Del resto, è stato il cavallo di battaglia di Beppe Grillo, quando aveva iniziato a infiammare le piazze con il suo Movimento. Oggi i 5 Stelle governano insieme alla Lega di Salvini e propongono un ridimensionamento del provvedimento repentino, approvato nel 2011 dal professore bocconiano.

I sindacati? Disponibili a parlarne

Il 12 luglio 2018, il sottosegretario al Lavoro Claudio Cominardi ha ricevuto al ministero i rappresentanti dei sindacati per un tavolo di confronto. Il Corriere della sera riporta che il deputato pentastellato ha confermato l’impegno del governo per risolvere al più presto la questione: “Migliaia di lavoratori e commercianti attendono risposte a un problema di grandi proporzioni“. La trattativa prende comunque le mosse dalla proposta del 2014, fatta da Michele dell’Orco, 5 Stelle anche lui, sottosegretario alle Infrastrutture per il governo Conte. L’iniziativa consisteva in un ddl, firmato dallo stesso dell’Orco, che imponeva ai negozi l’obbligo di chiusura per almeno 6 festivi all’anno. Il disegno di legge ottenne il consenso della Camera ma non del Senato.

Francesco Iacovone, sindacalista Cobas presente al tavolo del ministero, si dice “Ottimista: è stata una discussione approfondita, abbiamo parlato di sfruttamento e precarietà e il ministero si è impegnato anche a rivedere il sistema ispettivo”. Appoggia in pieno la proposta anche la Confcommercio, il vicepresidente Renato Borghi, si è complimentato per la proposta fatta dal governo.