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Coronavirus, visita di Conte in Lombardia: "Ci accingiamo alla Fase 2"

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Dopo aver visitato Milano, Giuseppe Conte si è recato nelle prefetture di Bergamo e Brescia: le città maggiormente colpite dall'emergenza coronavirus.

Nella serata del 27 aprile si è tenuta una visita straordinaria di Giuseppe Conte in Lombardia, per la precisione nelle città di Milano, Bergamo e Brescia, dove ha incontrato le rappresentanze amministrative e sanitarie delle rispettive città. Si è trattata della prima visita del premier dall’inizio dell’emergenza Covid-19 in Lombardia, che ha visto la regione divenire in breve tempo uno degli epicentri mondiali della pandemia. Il presidente si è limitato a un breve colloquio con le amministrazioni locali, rispondendo contestualmente alle domande dei giornalisti.

Coronavirus, visita di Conte in Lombardia

Dopo il suo arrivo previsto all’aeroporto di Linate, Conte ha incontrato a Milano il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, assieme al sindaco di Milano Beppe Sala, al neo presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi e al prefetto di Milano Renato Saccone. In questo contesto, il premier ha commentato la delicata situazione in atto nel Paese, affermando: “Ci accingiamo alla fase due, che è la fase di convivenza con il virus non di liberazione dal virus. Tutti speravano di tornare presto alla normalità ma non ci sono le condizioni.

Per quanto riguarda l’annosa questione delle visita ai congiunti, il presidente ha cercato di stemperare le polemiche sorte in giornata: “Lo preciseremo nelle faq, ma non significa che si può andare a casa di amici, a fare delle feste. Si andranno a trovare persone con cui ci sono rapporti di parentela o stabili relazioni affettive”. Sulla gestione dei bambini durante la chiusure delle scuole, Conte ha invece dichiarato: “Stiamo studiando un piano per l’infanzia in cui cerchiamo di affrontare anche il tema dei centri estivi.

A Milano, Conte è inoltre intervenuto sul tema delle funzioni religiose, spiegando di aver già parlato con i rappresentanti della Conferenza episcopale italiana che nelle scorse ore si era mostrata delusa dalla mancata decisione di riaprire le chiese nella Fase 2: “Non c’e’ alcun atteggiamento materialista i mancanza di sensibilità da parte del governo, c’e’ una rigidità da parte del comitato scientifico perché, secondo le statistiche, la pratica religiosa è un’importante diffusione del contagio. “Questo governo non cerca il consenso, ma fa ciò che è giusto“, ha poi aggiunto Conte.

Il passaggio a Bergamo e Brescia

A Bergamo, dove è giunto verso le ore 20:30, il presidente del Consiglio ha incontrato invece il sindaco Giorgio Gori e il prefetto Enrico Ricci, mentre a Brescia ha avuto un colloquio analogo con il primo cittadino Emilio Del Bono e con il prefetto Attilio Visconti, nonché con le rappresentanze sanitarie locali. Il premier ha inoltre espresso la volontà di visitare le città di Codogno e Lodi nella giornata di martedì 28, riconoscendo come la sua presenza nelle settimane precedenti avrebbe potuto essere di intralcio.

Nel punto stampa organizzato a Bergamo il premier è stato incalzato dai giornalisti presenti, che chiedevano spiegazioni in merito alla mancata attuazione della zona rossa per i due comuni della Val Seriana (Nembro e Alzano Lombardo) da cui è partito il focolaio di coronavirus che ha poi colpito l’intera provincia: “Nel momento stesso in cui ci è stata proposta la zona rossa l’abbiamo considerata. […] La sera del 5 marzo è arrivata la relazione, il giorno 6 mi sono precipitato in Protezione Civile per discutere la soluzione migliore e la sera del 7 ho firmato il Dpcm che ha reso zona rossa tutta la Lombardia”.

A chi però ha precisato come in realtà non fosse stata attuata nessuna zona rossa ma solo una zona arancione, il premier ha risposto: “Zona rossa nella misura in cui dal giorno 7 della firma del decreto non c’è stata più la possibilità di spostarsi neppure all’interno del comune. […] Se lei un domani avrà la responsabilità di governo scriverà lei i decreti e assumerà tutte le decisioni”.

La Fase 2 in Lombardia

Per quanto riguarda l’inizio della Fase 2 annunciata nella serata del 26 aprile dal premier Conte, il presidente della Lombardia Fontana si è detto pronto a una sua immediata implementazione nella regione, nonostante diversi dettagli che suscitano la perplessità degli amministratori locali: “Alcune cose, a partire dall’ennesima autocertificazione, non ci convincono ma rimaniamo attenti e collaborativi. Ci sono nodi da sciogliere: chi si prenderà cura dei figli dei lavoratori? Quando e come arriveranno i sostegni economici? Il governo come pensa di tutelare le famiglie? Sono domande ancora aperte che esigono risposte certe perché riaprire è urgente”.

A riprova della volontà di Fontana di ripartire subito con la Fase 2 in Lombardia, nel corso del suo colloquio con Conte ha presentato al premier il documento sul Patto per lo Sviluppo attraverso il quale dovrebbe venire garantito sostegno alle famiglie e alle imprese della regione: “Nell’affrontare i principali temi di discussione sono emerse alcune questioni chiave condivise da tutto il Tavolo. Che richiedono risposte da parte del Governo. Ho ritenuto opportuno consegnare un report dei lavori al presidente del Consiglio“.