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Il patto tra Conte e Renzi per la nuova legge elettorale

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Matteo Renzi e Giuseppe Conte hanno stretto un patto per la legge elettorale.

Giuseppe Conte e Matteo Renzi hanno stretto un patto che riguarda la legge elettorale: il futuro è il sistema maggioritario. I due, seppur spesso non concordi, sanno benissimo come muoversi quando conta davvero. Lo hanno già dimostrato la scorsa estate, dopo l’harakiri di Matteo Salvini al Papete, con l’accordo che ha voluto l’avvocato diventare nuovamente Primo Ministro e il senatore fiorentino ritrovare posto in Parlamento.

E adesso, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, nonostante i diverbi di facciata, Conte e Renzi avrebbero stretto un patto tacito che li porterebbe a spingere, entrambi, verso il sistema maggioritario. Una notizia che non piacerà di certo a Partito Democratico e Movimento 5 Stelle che, invece, vorrebbero rispolverare il proporzionale.

Il patto tra Conte e Renzi

Giuseppe Conte e Matteo Renzi hanno stretto un patto per la prossima legge elettorale che potrebbe caratterizzare la nuova tornata di elezioni. Ciò va evidenziato per volontà di entrambi di restare al ‘Governo’. Anzitutto, il senatore fiorentino sa quanto è importante evitare, alla prossima tornata elettorale, lo sbarramento fisso al 5% per entrare in Parlamento poiché, numeri alla mano, Italia Viva rischierebbe seriamente di restare fuori.

Così, Renzi vorrebbe far leva sul potere contrattuale che lui possiede attualmente per arginare l’ascesa del Centrodestra. Al contempo, Giuseppe Conte – seppur continui a sottolineare come finita questa legislatura tornerà a fare semplicemente l’avvocato – preferirebbe proseguire con il sistema maggioritario così come voluto da chi ormai gli strizza l’occhio. Ovvero, esponenti fuori usciti dal Movimento 5 Stelle, ex Democristiani e del Partito Comunista.

Intanto, la riforma elettorale potrebbe slittare al mese di settembre secondo quanto riportato da Ettore Rosato nella giornata di lunedì 15 giugno: “Se ne parlerà a settembre, dopo le elezioni regionali”. E la cosa non piace proprio a Luigi Di Maio e Zingaretti che, invece, spingono per una riforma proporzionale già da luglio.