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Salvini critica la delazione, ma nel 2018 la Lega propose "controlli informali"

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In questi giorni Salvini si è scagliato contro la presunta delazione ventilata da Speranza, ma nel 2018 la Lega propose i "controlli informali".

Tra le polemice sollevatesi intorno all’approvazione dell’ultimo Dpcm una delle più sentite è stata sicuramente quella riguardo alle affermazioni del ministro della Salute Roberto Speranza, che riferendosi ai controlli delle forze dell’ordine aveva confidato nelle “segnalazioni” fatte verso chi commette un reato. Una frase che molti hanno interpretato come un invito implicito alla delazione e che è stata aspramente criticata anche dal leader della Lega Matteo Salvini. Lo stesso Salvini ha però dimenticato che nel 2018 fu proprio il suo partito a lanciare una proposta di legge per istituire dei controlli informali di vicinato.

Quando Salvini non era contrario alla delazione

Come evidenziato da numerosi commentatori sui social infatti, nell’ottobre del 2018 – in pieno governo gialloverde – la Lega presentò una proposta di legge per istituire un sistema di controlli informali tra vicini di casa al fine di segnalare: “Situazioni anomale che possano generare apprensione, informando gli abitanti della zona”. Una proposta quella leghista che risultava essere vicina al concetto di delazione tanto quanto la frase del ministro Speranza.

Sempre secondo la proposta, presentata da un’ottantina di parlamentari del Carroccio, questi controlli informali non avrebbero sostituito quelli delle forze dell’ordine ma sarebbero potuti diventare: “Uno strumento di prevenzione basato sulla partecipazione attiva dei cittadini attraverso un controllo informale della zona di residenza e la cooperazione tra cittadini e istituzioni”.

Il caso della citofonata di Bologna

Parlando di delazione però, l’episodio che la maggior parte delle persone ricorda a tal proposito ha come protagonista proprio il segretario della Lega Matteo Salvini, che durante la campagna elettorale per le regionali in Emilia-Romagna andò a citofonare sotto a un portone di un palazzo del quartiere Pilastro di Bologna, chiedendo alla persona dall’altra parte della linea se fosse uno spacciatore di droga.

Il blitz al citofono era stato organizzato anche grazie all’aiuto di un sottufficiale dei Carabinieri, che lo scorso 22 settembre è stato sottoposto a provvedimento disciplinare con l’accusa di aver infangato l’immagine dell’Arma.