Marco Alborghetti Raf ha raccontato gli anni bui e di inferno vissuti con la moglie, alla quale era stata diagnosticata una patologia rara: “Siamo usciti più uniti di prima”.
Raf dopo la malattia della moglie: “Anni di inferno, ma siamo più uniti che mai”
Raf, al secolo Raffale Riefoli ha visto la luce fuori dal tunnel: dopo cinque anni difficili passati accanto alla moglie Gabriella Labate alla quale era stata diagnostica una malattia grave, ha voluto sfogarsi al Corriere della Sera:
“Abbiamo vissuto cinque anni tremendi – ha raccontato l’artista- Inutile negare le paure, il senso di precarietà… Però ne siamo usciti rafforzati in molti aspetti, a cominciare dalla nostra unione e complicità. E soprattutto grazie a lei, siamo riusciti a non trasmettere angoscia ai nostri figli”.
La malattia
Tutto ebbe inizio nel 2018, quando Gabriella venne ricoverata d’urgenza a causa di una trombosi alla vena cava, quella che porta direttamente al cuore.
Al Policlinico Gemelli però gli esami trovarono una massa grande sia all’ovaio destro sia all’utero, immediatamente da asportare.
Dopo un mese e mezzo un esperto aveva spiegato alla Labate che si trattava di una patologia rarissima. “Praticamente mi era cresciuto questo “Alien”, come lo chiamo io, dall’utero era entrato nelle ovaie e attraverso le vene ovariche si è ramificato in tutti i vasi sanguigni fino al cuore”, aveva spiegato Labate in passato.
In seguito le furono asportati utero e ovaie, ma alla fine di questo lungo e difficile percorso, dopo tutte le paure e ansie vissute, è rimasta solo una cicatrice.
Ora Gabriella sta bene, e anche Raf è più sereno. Sempre al Corriere, ha poi ricordato quando incontrò per la prima volta Gabriella: “Ci trovavamo a Saint Vincent, eravamo entrambi giovanissimi. Lei, ballerina e soubrette del Bagaglino, era ospite di un programma musicale della Rai e per me fu un colpo di fulmine. Riconobbi subito il vero amore. Ho vissuto tutti questi anni in maniera naturale e spero di viverne altrettanti con la mia famiglia. Non l’avrei mai immaginato, perché da ragazzo ero piuttosto ribelle; davo preoccupazioni continue ai miei genitori”.
