> > Rigopiano, Procura: isolamento hotel colpa della Regione

Rigopiano, Procura: isolamento hotel colpa della Regione

Rigopiano

La Procura, negli avvisi di garanzia inviati a 14 indagati, sostiene che l'isolamento all'hotel Rigopiano è colpa della Regione Abruzzo.

A determinare l’isolamento dell’Hotel Rigopiano è stata la Regione Abruzzo. Ne è convinta la Procura di Pescara, come si evince dagli avvisi di garanzia notificati in queste ore a diversi esponenti delle ultime tre Giunte regionali. Sono in totale quattordici gli indagati, che dovranno essere nei prossimi giorni interrogati su quanto avvenne il 18 gennaio 2017. Una valanga investì in pieno l’albergo, uccidendo 29 persone.

Emergenza per Rigopiano attivata in ritardo

La Procura di Pescara formula le accuse i quattordici indagati considerati responsabili, a vario titolo, della tragedia all’Hotel Rigopiano. Il 18 gennaio 2017 una valanga travolse e distrusse l’albergo, uccidendo 29 persone. La valanga però non si staccò improvvisamente. Se l’emergenza fosse stata gestita in tempo, nessuno forse sarebbe rimasto sotto le macerie dell’Hotel Rigopiano. E’ questo ciò che sostiene l’accusa. Negli avvisi di garanzia notificati agli indagati si legge infatti che a determinare “le condizioni per il totale isolamento dell’Hotel Rigopiano” è stata la Regione Abruzzo. E questo nonostante indagati fossero “consapevoli dell’emergenza neve riguardante l’Abruzzo”, si legge ancora.

Per i pm l’attivazione “tardiva” del “Comitato Operativo Regionale per le Emergenze” è da imputare non solo a causa di violazioni di leggi e regolamenti ma anche a negligenza e imprudenza. I magistrati hanno ricostruito infatti che le condizioni a Rigopiano erano “comunque tali da impedire che la strada provinciale dall’hotel al bivio Mirri, lunga 9,3 chilometri, fosse impercorribile per ingombro neve, di fatto rendendo impossibile a tutti i presenti nell’albergo di allontanarsi dallo stesso, tanto più in quanto allarmati dalle scosse di terremoto del 18 gennaio”. Eppure nulla si mosse fino ad avvenuta tragedia.

La Procura però fa notare come l’allarme era già partito il 16 gennaio dal capo di gabinetto della prefettura di Pescara e successivamente anche il 17 gennaio. Quel giorno infatti il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, chiese con urgenza al presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, al sottosegretario Mario Mazzocca e al presidente della Provincia, Antonio Di Marco “mezzi spazzaneve per la mattina del 18 gennaio per liberare contrade già isolate”.

Gli indagati

A ricevere l’avviso di garanzia sono 14 indagati, che la Procura vorrebbe interrogare nei prossimi giorni. Tutti sono accusati a vario titolo di disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. Tra gli indagati il governatore regionale nonché senatore del Partito Democratico Luciano D’Alfonso, il sottosegretario alla Protezione Civile Mario Mazzocca, il responsabile della sala operativa dei Protezione Civile Silvio Liberatore e il dirigente del servizio programmazione attività Protezione Civile Antonio Iovino. A questi quattro viene contestata anche la tardiva convocazione del Comitato operativo regionale per le emergenze.

Come riporta La Repubblica, a ricevere l’avviso di garanzia anche gli ex governatori dell’Abruzzo Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi. Ma anche l’ex vice presidente della Regione abruzzese Enrico Paolini e gli assessori alla Protezione Civile che si sono susseguiti dal 2007 al 2017 (Tommaso Ginoble, Mimmo Srour, Daniela Stati, Gianfranco Giuliante). Indagati anche i direttori e dirigenti del dipartimento di Protezione Civile di quegli stessi anni, quali Carlo Visca, Vincenzo Antenucci e Giovanni Savini.

La Procura infatti contesta anche il fatto che non era stata redatta la carta valanghe. Se ci fosse stata, è la tesi dell’accusa, il Comitato tecnico regionale per lo studio della neve e valanghe avrebbe sospeso “ogni utilizzo, in stagione invernale, dell’albergo, fino alla realizzazione di idonei interventi di difesa anti valanghe nonché un valido piano di bonifica preventiva degli accumuli nevosi con procedure di distacco controllato”. Ciò avrebbe impedito a quaranta persone quel 18 gennaio 2017 di rimanere bloccate nel resort Rigopiano.

Le vittime

Quando dal monte che sovrastava l’Hotel Rigopiano si è staccata la slavina, all’interno dell’albergo c’erano quaranta persone, tra clienti e dipendenti della struttura. Tra questi anche quattro bambini. Dopo che la valanga ha investito il resort, a lanciare l’allarme è stato uno dei supersititi, Giampiero Parete, che in quel momento si trovava fuori dalla struttura albelghiera. Con lui anche un operaio dell’hotel, Fabio Salzetta. La prima chiamata d’aiuto è registrata alle ore 17:40 ma la macchina dei soccorsi è partita solo tra le 19:30 e le 20:00 di quel tragico 18 gennaio di un anno fa.

E’ ancora da accertare se questo ritardo possa aver causato o meno la morte di alcune delle persone rimaste intrappolate tra le macerie dell’albergo. Finora comunque le autopsie sui corpi delle vittime hanno stabilito che quasi tutte morirono per traumi a seguito dell’impatto della valanga o per asfissia, ma non per ipotermia.

La macchina dei soccorsi ha terminato le ricerche il 29 gennaio. Delle quaranta persone presenti nel rifugio di Rigopiano al momento della valanga solo undici sopravvissero. I morti furono infatti ventinove. Per fortuna, si salvarono tutti i bambini.