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Roma, giovane italiana seviziata e costretta a prostituirsi

seviziata e costretta a prostituirsi

Ridotta in schiavitù dai vicini di casa: una giovane italiana è stata seviziata e costretta a vedere il suo corpo. In carcere tre connazionali

Non c’è limite al peggio. Fino a che punto possa spingersi la disumanità degli umani non è dato a sapere. Troppe le vittime innocenti, sporcate nella loro intimità, umiliate nella loro dignità, oltraggiate nella loro più profonda essenza. Macchiate da bestiali atrocità, segnate fisicamente e psicologicamente da folli istinti animaleschi e incivili. Di simili atrocità, disgustose tanto quanto irrispettose, è stata vittima una giovane italiana. Residente alle porte di Roma è stata ridotta in schiavitù dai vicini di casa. Una storia agghiacciante e spregevole, raccapricciante e ai limiti dell’assurdo.

Gli orridi vicini di casa

Il suo caso era stato trattato anche da “Chi l’ha visto?”. All’inizio si era pensato a un’aggressione, poi però la verità è venuta a galla. La vicenda è ambientata alle porte di Roma. Seviziata, umiliata e obbligata a prostituirsi dai suoi vicini di casa. Vittima di questo incubo estremamente brutale è Regina, una 28enne di Albano Laziale. La sua storia è venuta alla luce nella notte tra il 2 e il 3 luglio 2018, quando la giovane donna è stata aggredita.

In principio non risultava chiaro il perché di tanta violenza e nemmeno chi fossero gli autori. Successivamente la Procura è riuscita a ricostruire la dinamica, individuando la verità dei fatti. L’aggressione subita è stato solo il culmine di un incubo durato per mesi.

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Così oggi gli uomini della Squadra Mobile e del Commissariato di Albano hanno dato esecuzione a tre provvedimenti di custodia cautelare in carcere a carico di vicini di casa della ragazza. Hanno 57, 32 e 26 anni. Si tratterebbe di un trio malato, con a capo mamma e figlia. Complice il ventiseienne fidanzato di quest’ultima. La vicenda si connota di contorni macabri e al resoconto di una simile storia la rabbia è tanta.

La scoperta

Regina era stata ritrovata dai soccorritori la mattina del 3 luglio 2018 nella propria abitazione. La ventottenne versava in condizioni drammatiche. La donna era stata ricoverata in codice rosso all’Ospedale di Albano. A Regina erano state riscontrate ferite e fratture in diverse parti del corpo. Gli inquirenti avevano appurato che simili lesioni erano state inferite in modo spietato e disumano.

La donna presentava segni di percosse, lividi ed ecchimosi. Un estremo dolore fisico e psichico. Numerosi i tagli da lama e diverse le bruciature evidenti in diverse ed estese parti del corpo. Presumibilmente le lesioni sono conseguenze di aggressioni diverse, perpetrate in tempi differenti. La crudeltà atroce del trio (finalmente arrestato) è stata aggravata dal possibile utilizzo di corpi contundenti e incandescenti. La scoperta ha consentito di risalire a una storia ancor più agghiacciante e perversa, fatta di bestiali cattiverie e soprusi. Le violenti aggressioni sono state l’epilogo di una realtà fatta di violenza mentale e fisica iniziata mesi prima. Senza la scoperta del 3 luglio scorso, molto probabilmente adesso Regina sarebbe ancora nelle mani di persone ignobili, privata della sua dignità e di ogni forma di rispetto.

Il calvario di Regina

Grazie alle indagini condotte dalla Procura di Velletri è emerso che il calvario della vittima sarebbe iniziato approfittando della situazione di fragilità e vulnerabilità della donna. A Regina era morta la mamma da pochi anni e aveva avuto problemi con una parte della famiglia, con cui non si parlava più.

Sembrerebbe che gli artefici di questa drammatica realtà avessero instaurato con lei una relazione di dipendenza psicologica. Sfruttando una debolezza ignobile, i vicini di casa di Regina l’hanno indotta a prostituirsi. Umiliata doppiamente poiché costretta a mettere in vendita il proprio corpo. Naturalmente a trarne esclusivo beneficio e vantaggio economico non era certo Regina: il guadagno giornaliero della ventottenne veniva intascato dai tre vicini.

La relazione con le due vicine di casa era iniziata come un’amicizia. Alla fine i tre hanno rivelato la loro natura folle e criminale, perversa e macabra. Le due donne e il fidanzato della figlia trentaduenne hanno portato la giovane a vivere una situazione di sottomissione fisica e mentale. Il ruolo dell’uomo, subentrato nella vicenda circa due mesi fa, avrebbe determinato l’escalation dei comportamenti violenti e vessatori, caratterizzati da sopraffazione sistematica, sofferenza, privazione, umiliazione e disagio continuo della vittima.

Nei giorni seguenti hanno continuato a fare la parte dei buoni vicini di casa, premurosi e gentili, attenti e disponibili. In questo modo hanno tentato di depistare le indagini. I tre arrestati dovranno rispondere dei reati di induzione e sfruttamento dell’attività di prostituzione, di lesioni gravi, violenza privata e minaccia, con l’aggravante di aver adoperato sevizie e agito con crudeltà. In molti, giustamente, sperano che venga sentenziata una condanna esemplare.