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Coronavirus, come e dove si rischia il contagio: lo studio di Bromage

coronavirus come e dove si trasmette

Quali sono i luoghi dove si corre il maggio rischio di essere contagiati dal coronavirus e come si trasmette l'infezione?

In previsione delle riaperture di quasi tutte le attività commerciali e quindi della maggior facilità con cui più persone si troveranno a condividere spazi, è bene sapere come si trasmette il coronavirus e i luoghi in cui si rischia di essere contagiati. A spiegarlo è stato il biologo americano Erin Bromage ponendo l’accento sulle conseguenze di un allentamento troppo forte del lockdown.

Come si prende/trasmette il coronavirus

In primo luogo va specificato che si diventa infetti quando si viene esposti a una certa dose di particelle virali. Queste possono entrare nel nostro organismo attraverso diversi canali, per esempio inalando quelle emesse da qualcuno che starnutisce a breve distanza oppure toccando la faccia dopo aver posto le mani su una superficie dove erano presenti.

La trasmissione da una persona positiva può avvenire tramite respiro, colpi di tosse o starnuti. Con un solo colpo di tosse si producono infatti fino a 3 mila droplet che raggiungono distanze lontane anche diversi metri da chi li ha emessi. Ma non come uno starnuto, che può proiettare i 30 mila droplet prodotti ad una velocità maggiore e quindi in un perimetro più lontano.

I luoghi maggiormente a rischio contagio

Come si è visto anche in Italia, il principale luogo di contagio sono le abitazioni dove, essendo i conviventi a stretto contatto tra loro, è molto semplice trasmettere l’infezione. Non sono da sottovalutare anche i bagni pubblici dato che sono pieni di superfici toccate da chi li utilizza e su cui si potrebbero accumularsi molte particelle.

Altro luogo dove la possibilità di rimanere contagiati è alta sono le case di riposo, le carceri, i luoghi di culto e i posti di lavoro. Per esempio ambienti lavorativi che richiedono interazioni dirette e costanti in cui è necessario alzare la voce per farsi sentire sono considerate a rischio. In generale quindi ambienti chiusi con uno scarso ricambio d’aria e un’alta concentrazione di persone. Anche gli studi realizzati sui ristoranti non sono promettenti tanto che sono diversi i casi di pazienti infettatisi dopo essere andati a cena con una persona positiva.

Inutile dire che anche cerimonie religiose e feste sono occasioni rischiose. Bromage ha per esempio citato il caso di un uomo che, asintomatico e quindi inconsapevole di avere il coronavirus, ha partecipato ad un pranzo di famiglia, ad un funerale e ad una festa. Nel giro di pochi giorni alcuni familiari e sette partecipanti al party si sono ammalati. Ciascuno ha poi incontrato altre persone a cui ha trasmesso l’infezione alimentando così una catena di contagio ininterrotta.

Quanto invece ai supermercati, lo studioso ha specificato che pur essendo chiusi non sono così a rischio come altri luoghi. Essi infatti sono ampi, prevedono meno interazioni dirette tra le persone, hanno ricambi d’aria frequenti e un numero di accessi limitato.