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Uno studio spiega come il Covid danneggia il sistema nervoso

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A spiegare come il Covid danneggia il sistema nervoso è l'Università degli Studi di Verona: lo studio italiano.

Il sistema nervoso nei soggetti colpiti da Covid viene alterato. Ma come? A qualche mese dallo scoppio della pandemia mondiale continuano le ricerche sul nuovo Coronavirus per cercare di comprendere al meglio il fenomeno infettivo. Uno studio realizzato dall’Università di Verona, dal titolo “Nervous system: subclinical target of SARS-CoV-2 infection”, spiega quali sono gli effetti del Covid sul sistema nervoso e quante volte, quest’ultimo, viene colpito nei soggetti risultati positivi. Tra i sintomi più comuni, infatti, si citano perdita dell’olfatto e del gusto, emicrania, febbre, mal di gola mentre si è già evidenziato come nessun organo sia effettivamente esente dalla malattia. E per quanto concerne il sistema nervoso, la ricerca dell’ateneo scaligero evidenzia quali siano i danni causati dal Coronavirus.

Come il Covid danneggia il sistema nervoso

Secondo quanto riferito dall’Università degli Studi di Verona sono stati analizzati 123 pazienti prendendo in esame dati clinici generali e neurologici. Queste informazioni sono state confrontate con i livelli di neurofilamenti a catena leggera, “Proteine che costituiscono un indice di danno delle fibre del sistema nervoso” (spiega Sergio Ferrari, dirigente medico del dipartimento di Neuropatologia), che sono stati dosati nel sangue con un metodo ultrasensibile.

I risultati ottenuti consentono di comprendere come il Covid danneggia il sistema nervoso. Nello specifico, si osserva che: “I sintomi neurologici in corso di Covid, come riduzione del gusto e dell’olfatto, alterazione dello stato di coscienza, fatica, mialgie e cefalea, sono molto frequenti nella patologia da Coronavirus. Livelli elevati di neurofilamenti a catena leggera sono risultati statisticamente correlati alla gravità delle condizioni generali (maggiori nei pazienti ricoverati in terapia intensiva), mentre non sono risultati strettamente associati alla presenza di sintomi neurologici non-specifici, come i disturbi dell’olfatto o del gusto” si legge nello studio italiano.

Infine, come spiegato da Sergio Ferrari: “Un elevato numero di neurofilamenti a catena leggera è stato riscontrato in numerosi pazienti anche in assenza di manifestazioni neurologiche aspecifiche, a conferma di un frequente interessamento anche subclinico del sistema nervoso”.