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Caso Trenord: la madre di Ariano e la lettera a Mattarella

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La mamma di Raffaele Ariano, dopo la ricezione di minacce e insulti, decide di scrivere al Presidente Sergio Mattarella, per chiedergli aiuto.

Continua la vicenda riguardo allo scandalo legato alla compagnia di Trenord, che il 7 agosto aveva visto coinvolta una capotreno del regionale Milano-Cremona, colpevole di aver pronunciato parole offensive e razziste tramite l’altoparlante di servizio. Sui social si è scatenata in questi giorni un’incredibile indignazione, rivolta però non verso il comportamento scorretto della capotreno, ma bensì contro l’autore del post di Facebook, Raffaele Ariano, che ha reso pubblica la vicenda. Il giovane avrebbe infatti ricevuto minacce di ogni tipo e insulti pesantissimi: la mamma del ragazzo ha così deciso di scrivere una lettera di denuncia al Presidente Mattarella.

Il testo della lettera

Caro Presidente, mio figlio da comune cittadino ha segnalato un’azione scorretta di un capotreno, un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni e per questo sta subendo una vera e propria azione di squadrismo mediatico” recita la lettera aperta indirizzata proprio al nostro Presidente della Repubblica, resa poi di dominio pubblico dal sito web Articolo 21, evidentemente sostenitore della causa.

“Raffaele ha usato toni pacati e rispettosi , un post sul suo profilo Facebook e una lettera a un giornale locale. Nei giorni successivi, sulla pagina Facebook Ufficiale ‘Lega – Salvini Premier’, è comparso un post che indicava in Raffaele il responsabile del possibile licenziamento della capotreno (licenziamento mai auspicato da mio figlio e di cui non è comparsa mai menzione nei comunicati di Trenord), con tanto di fotografia, nome e cognome e un link diretto alla sua pagina Facebook con la seguente frase: ‘State con la capotreno o con il denunciatore, Raffaele Ariano?’” continua mamma Annamaria, cercando di esporre i fatti in maniera più chiara possibile.

A partire dal post di ‘Lega – Salvini Premier’ è seguito un vero e proprio linciaggio mediatico da parte di sostenitori della Lega e di gruppi neo-fascisti come CasaPound e Forza nuova, contenenti ingiurie e minacce all’incolumità fisica di mio figlio e della nostra famiglia. La gravità di quanto accaduto va, però, molto al di là della sua persona: l’aggressione e il linciaggio mediatico che si è riversato su mio figlio, per il sol fatto di aver chiesto pubblicamente il rispetto di principi e valori scritti nella nostra Costituzione, potrebbero colpire chiunque. Quanto accaduto è un fatto politico che riguarda la nostra democrazia. Confidando nella Sua persona e nel ruolo che ricopre, ci affidiamo a Lei e Le chiedo, rispettosamente, come cittadina e come madre, di valutare un Suo intervento, secondo i Suoi poteri e prerogative costituzionali, a tutela dei nostri diritti di cittadini italiani, del nostro ordinamento e dei valori democratici su cui si fonda” conclude poi la donna.

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Altre voci si alzano

Ad esprimere critiche contro la pagina Facebook del partito leghista, in linea col pensiero della madre di Ariano, si era aggiunta giorni fa anche l’Aned (l’Associazione nazionale ex Deportati dei campi nazisti): “La pagina del partito del ministro degli Interni chiama all’assalto mediatico contro un cittadino colpevole di avere fatto il proprio dovere e di aver osato difendere ‘nientemeno’ che i rom. Si tratta di una forma di vero e proprio squadrismo mediatico, che ha trovato purtroppo migliaia di seguaci” aveva infatti sottolineato un rappresentante dell’associazione.

La risposta di Salvini

Non si è fatta attendere la risposta di Salvini riguardante l’accaduto: il ministro, dopo che nei giorni scorsi aveva espresso la sua solidarietà alla capotreno sanzionata, ha infatti definito come “sciocchezze” i contenuti della lettera rivolta a Sergio Mattarella, sostenendo di “aver cose più importanti di cui occuparsi che di persone in cerca di pubblicità“. Il botta e risposta dunque continua. Resta solo da vedere se la lettera produrrà effettivamente una qualche reazione da parte del Presidente della Repubblica.