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Sigarette elettroniche, le contraddizioni di uno Stato che non vuol far smettere di fumare

Sigaretta elettronica

La sigaretta elettronica potrebbe essere un'alternativa efficace al tabacco? La dicerie sono tante, ma non sempre sono confermate dalla ricerca scientifica.

Dire che fumare fa male è ormai scontato almeno quanto dire che il sole è giallo. E nessuno più, neanche le multinazionali del tabacco, intendono confutare questa verità. Nonostante questo, però, nel mondo i fumatori sono circa un miliardo e, secondo le stime, nel 2025 saranno ancora un miliardo. In Italia sono oramai anni che il numero dei fumatori si attesta sui dieci milioni e non accenna a diminuire (si riduce, però, il numero di sigarette fumate pro capite). La sigaretta elettronica potrebbe essere una soluzione?

L’nefficienza delle misure di disincentivo al fumo

Questo dimostra, e c’è poco da gioirne, l’inefficacia delle misure di disincentivo al fumo messe in atto dagli Stati, Italia compresa. A poco o nulla sono servite le immagini scioccanti sui pacchetti, a cui i fumatori ben presto si sono abituati (o, in alternativa, hanno coperto) e ancor meno è servito, se non alle casse dello Stato, alzare di tanto in tanto il prezzo delle sigarette.

Non-soluzione, peraltro, piuttosto pericolosa perché alimenta il mercato parallelo del contrabbando. La verità, allora, è che chi vuole fumare, suo malgrado, continuerà a farlo, perché la nicotina – inutile negarlo – crea dipendenza. Ma la nicotina è una sostanza naturale estratta da piante e rappresenta soltanto una delle 700 sostanze tossiche emesse dalla combustione di una sigaretta. A dire il vero, non è neanche indicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra le 70 sostanze cancerogene accertate nel fumo di sigaretta.

L’alternativa: la sigaretta elettronica

Quindi, per ridurre i rischi derivanti dal tabagismo andrebbero considerate tutte le possibilità di assumere nicotina senza combustione. Molte sono le sperimentazioni delle diverse società produttrici di tabacchi lavorati per offrire ai propri utenti prodotti che, senza combustione, soddisfino la necessità di nicotina dei fumatori.

La modalità meno dannosa è quella dei farmaci a base di nicotina, come chewing-gum e cerotti. Tuttavia il fumatore molto spesso è schiavo anche della gestualità che in quel caso non è soddisfatta. È per questo che le sigarette elettroniche rappresentano una valida alternativa alla sigaretta tradizionale, nonostante i molteplici dubbi che anche su queste sono nati da quando si sono imposte prepotentemente nel mercato, anche italiano. Ma quanto sono attendibili questi dubbi e non mero frutto di evidenti contraddizioni?

Lo studio sulle sigarette elettroniche

Un’interessante analisi la offre Enrico Ziino, Head Of Corporate Affairs – South-East Europe di Imperial Brands, che con la myblu rappresenta il 50% del mercato tramite il canale tabaccherie: “Innanzitutto non è vero che non esistono studi scientifici a supporto della minore nocività delle sigarette elettroniche rispetto a quelle tradizionali. Tali studi esistono e c’è anche un discreto lasso temporale su cui fare valutazioni cliniche, visto che questi prodotti esistono da oltre 10 anni.”

“Quello che possiamo asserire con certezza, sulla base degli studi disponibili, è che una sigaretta elettronica emette il 95% in meno delle sostanze tossiche rispetto ad una sigaretta tradizionale. Se poi ci si volesse esprimere sulla pericolosità assoluta del vaping (e mi chiedo su quanti prodotti ci si faccia la stessa domanda) sarebbero necessari almeno 30 anni di clinica e indagini sull’uomo, questo anche in considerazione che la quasi totalità degli utilizzatori sono anche ex-fumatori, e quindi ci possono essere risultati falsati”.

Tuttavia la ricerca continua e solo la Imperial Brands ha già stanziato per il 2020, 80milioni di sterline per quella sulle sigarette elettroniche. “Tanto è vero che – continua Ziino – alcuni Paesi, quelli che tengono in considerazione questi studi scientifici, consigliano ai fumatori il passaggio alla sigaretta elettronica, perfino tramite campagne di sensibilizzazione all’interno dei loro presidi medici”.

Sigaretta elettronica

L’efficacia della sigaretta elettronica

“È vero, infatti, – ammette l’Head Of Corporate Affairs – South-East Europe di Imperial Brands – che tra i molti prodotti in grado di fornire nicotina senza combustione, la sigaretta elettronica risulta tra quelli che danno maggiore soddisfazione al fumatore e quindi hanno una efficacia nettamente maggiore nel diminuire drasticamente (fino a smettere) il consumo di sigarette”.

“Quindi, partendo dal presupposto che l’obiettivo di salute pubblica dovrebbe essere quello di ridurre i rischi per la salute derivante dal fumo, le sigarette elettroniche rappresentano l’alternativa migliore che possiamo offrire a chi non vuole o non riesce a smettere. E non rappresenta, a mio avviso, una valida contro-argomentazione il fatto che molti rimangano dualisti (ovvero usino sia sigarette elettroniche che tradizionali) perché i dati provenienti da UK – uno dei paesi in cui il vaping è considerato un valido sussidio dal Ministero della Salute – dimostrano che gli utilizzatori di sigarette elettroniche hanno comunque ridotto dell’80% il loro consumo di sigarette”.

“Infine l’aroma, che da molti è visto come un incentivo per iniziare a fumare, è, in realtà, anche ciò che incentiva di più un fumatore tradizionale a passare alla sigaretta elettronica, proprio per via del gusto”.

L’effetto “gateway”

Le ricerche dimostrano che il cosiddetto effetto “gatewayè limitato. Sono pochi i ragazzi che non hanno mai fumato e hanno iniziato con la sigaretta elettronica. Le statistiche mostrano che sono meno dell’1 % in UK, del 3%-7% in USA, e dell’8% in Italia. Soltanto questa bassissima percentuale infatti, come si può notare, ha iniziato a fumare con le sigarette elettroniche, quindi si può constatare che questa non incentiva i giovani a iniziare a fumare.

Secondo gli studi nel 2018 il numero di coloro che hanno fatto uso della sola sigaretta elettronica negli ultimi 30 è stato solo l’8%, e il 9% ha affermato di aver fatto uso sia di sigaretta elettronica che di tabacco. Rispetto al 2010 la percentuale di fumatori di sigarette però è calata del 10%, questo proprio grazie alle sigarette elettroniche.

I giovani e le sigarette elettroniche

Le sigarette elettroniche possono reclutare adolescenti “meno ribelli”, che non hanno amici che fumano, o che sono meno suscettibili al fumo. Il tabacco è molto facile da recuperare tra i giovani, anche minorenni, il 68% infatti riferisce di non aver avuto difficoltà ad acquistare sigarette dai tabaccai. Anche le sigarette elettroniche comunque sono facili da acquistare, infatti il 76% dichiara di non aver avuto difficoltà e di comprare dai rivenditori. Solo il 10% degli svapatori dichiara di aver comprato le sigarette elettroniche nei negozi specializzati, il 4% dai tabaccai, 79% da altre persone e solamente il 3% da internet.

In generale gli ultimi dati riportano che quasi 1 milione e 100 mila studenti italiani tra 15-19 anni hanno fumato nel 2018, quindi quasi il 60% degli studenti. Di questi circa 600 mila studenti hanno fumato nel 2018 almeno una sigaretta al giorno, circa il 22%. E infine le ricerche hanno constatato che i giovani che svapano sono per la maggior parte quelli che hanno già fumato in precedenza, e che accedono allo svapo per smettere o per ridurre il numero di sigarette fumate.

In conclusione

La sigaretta elettronica non è quindi il bene e la Imperial Brands ne è assolutamente consapevole. Tuttavia risulta meno pericolosa rispetto alla sigaretta tradizionale. “Risulta potenzialmente meno dannosa. – conclude Enrico Ziino, Head Of Corporate Affairs – South-East Europe di Imperial Brands – Anche in termini di consumo passivo, visto che i nostri studi hanno dimostrato l’assenza di nicotina nell’aria dopo aver utilizzato una sigaretta elettronica e che la qualità generale dell’aria è risultata migliore che si fosse stata una candela profumata accesa”.