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Segre - Seymandi: la vendetta del banchiere che umilia tutte le donne

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La vendetta di Segre contro Seymandi ci riporta agli anni di Mina, costretta a nascondersi per il "reato" di tradimento.

La vendetta del banchiere Massimo Segre contro l’avvocatessa Cristina Seymandi ci riporta indietro agli anni più cupi dell’Italia del dopoguerra, e anche prima. Epoca in cui alle donne non era perdonato il “reato” di infedeltà. Proprio così, un reato penale del quale faticosamente, nel cammino verso la conquista dei diritti civili, ci siamo liberati. Sulla carta, s’intende. Ma nel circo dell’arena e del moralismo pubblico (ieri le televisioni e i rotocalchi di gossip, oggi le reti sociali), l’episodio delle nozze annullate a Torino, con umiliazione pubblica, mette in chiaro come stanno ancora oggi le cose. Ossia, se a tradire è la donna (specie se in carriera), il tradito (vieppiù se uomo potente) può sentirsi nell’autorità di poterla umiliare in pubblico.

Oggi tocca alle Cristina del nuovo millennio, ieri è toccato alla più grande della musica, Mina, costretta a nascondersi all’estero o a vivere il suo amore in clandestinità, pena l’arresto. Non ci saranno manette per la Seymandi, ma l’umiliazione subìta non è tanto diversa dagli effetti che genera il terrificante reato di revenge porn.

Le responsabilità della stampa, una donna punita e umiliata davanti all’Italia intera

La vicenda delle “corna sotto la Mole” ricorda quella di Shakira contro Piqué, che ha avuto come vittima un’altra donna, quella “scambiata per un rolex” e umiliata manco avesse rapito una banca. Non vorrei entrare nel merito di faccende intime e riservate, che forse andavano affrontate in altre sedi e in modalità degne di un Paese civile. E non occorre scomodare dinamiche affaristiche e di potere che somigliano più alla trama di una puntata della serie Dynasty. La cronaca nuda e cruda è che il finanziere Segre, legato a famiglie potenti della Torino bene, ha teso una trappola alla futura sposa umiliandola in pubblico, davanti ai numerosi invitati a nozze. Dopodiché per logiche che i giornalisti conoscono molto bene, il video della vendetta è finito in “esclusiva” su un giornale locale “Lo Spiffero” ed è stato gettato come un boccone succulento, in pasto alle masse bulimiche e assetate di corna e vip, pronte a giudicare tutto e tutti.

L’articolo morboso dal titolo “Corna vip” diffuso a fine luglio lasciava già presagire quello che sarebbe accaduto pochi giorni dopo. Il video agghiacciante è stato pubblicato con tanto di ostentazione esclusiva – “Siamo stati i primi” -, e poi inevitabilmente rimbalzato ovunque. Una stampa che si presta a tali logiche di potere non può che allarmare l’opinione pubblica, e invece tutto diventa così morboso, pericoloso e dovuto.

Il bullismo aggrega le masse

Le reazioni sui social, i commenti, ma anche diversi articoli che impazzano su molti giornali online, non lasciano scampo all’inquietante sospetto che per molti italiani Cristina in fondo se la sia cercata, e quella pubblica umiliazione se la sia meritata. Mentre lui si sarebbe comportato da vero signore.

Sembra una delle tante storie di bullismo e prevaricazione, dagli accenti moralistici ormai superati dalla civiltà, che purtroppo emerge anche in questa triste vicenda. I comportamenti bulli di un “signore” ferito aggregano le masse e l’opinione pubblica, quindi sono giustificati e autorizzati. Tanti italiani maschi in fondo si sarebbero comportati come lui, alla faccia delle libertà che rivendichiamo solo quando ci conviene rivendicare.

La verità è che qualsiasi comportamento della donna, tradimento sentimentale o fisico compresi, non giustificherebbe l’umiliazione patita. In un passaggio del video, Segre si vanta persino di averle donato “la libertà di amare”. Una libertà in cambio del ricatto e dell’oltraggio? “Quando torni potremo collaborare ancora”, aggiunge, quasi a voler normalizzare e giustificare quella gogna pubblica. Questa non è libertà. Se tradire un uomo o una donna ancora oggi è un reato, allora ci meritiamo un Paese liberticida.