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Stupro di Roma, la vera identità di Alessio Il Sinto

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Stupro di Roma, identificato lo stupratore. L'uomo, un ventenne di origine bosniaca, agiva su Facebook sotto falso nome: si faceva chiamare Alessio Di Sinto, ma era Mario Seferovic

Stupro di Roma: si faceva chiamare Alessio Il Sinto, ma la sua vera identità era un’altra. Il ragazzo, un ventunenne di origini bosniache, è l’autore dello stupro alla quattordicenne romana. La ragazza, ignara delle vere intenzioni e dell’identità del giovane, aveva accettato l’incontro. Un incontro che si è trasformato in un incubo per la ragazzina. Come precauzione, la 14enne si era portata un’amica: anche a lei è stata riservata la stessa sorte. Alessio Il Sinto, autore dello stupro di Roma, si proclamava membro del clan dei Casamonica, ma in realtà le sue origini sono bosniache. Il suo vero nome è Mario Seferovic, un cognome già legato ad episodi di cronaca nera, alcuni dei quali anche recenti.

Stupro di Roma, la violenza

Tempie rasate, occhio sveglio, orecchini ad entrambi i lobi e un paio di grandi occhiali: così, nella foto postata su Facebook, si mostrava Alessio Il Sinto. Un nome fittizio, così come fittizie erano le indicazioni che il giovane dava alle ragazze che adescava. Il ventunenne bosniaco, infatti, si vantava di essere imparentato con i Casamonica, il clan romano legato alla malavita. Un legame che gli attribuiva ricchezza e potere e che faceva colpo sulle giovani.

Un copione perfetto, che ha funzionato con la giovane quattordicenne, caduta nella sua rete. La ragazzina, affascinata dal personaggio che si era creato Seferovic, ha accettato di incontrarlo. Inutile la precauzione di portare un’amica: entrambe sono diventate vittime dello stupro di Roma. L’incontro, avvenuto all’imbocco di un vialetto scuro, si è subito rivelato diverso dal previsto. Insieme ad Alessio c’era anche un amico. In tasca un paio di manette, per sequestrare le ragazze e procedere allo stupro.

Lo stupratore

Un mese dopo il giovane è stato rintracciato sui social, in seguito alle indagini delle Forze dell’Ordine. Il nome del profilo, falso, era proprio Alessio Il Sinto, ma la persona che si nascondeva dietro era un’altra. Si tratta di Mario Seferovic, un ventiduenne bosniaco con alle spalle una serie di precedenti penali. Un cognome, Seferovic, già legato ad episodi di cronaca nera. Tra gli ultimi, si chiamava Seferovic l’uomo che ha rapinato la ragazza cinese, poi morta sotto ad un treno nel 2016. Seferovic anche gli uomini che hanno dato fuoco al camper di una famiglia di rom, lo scorso maggio. Il complice di Mario, anch’esso bosniaco è Maicon Bilomante Halilovic.

Dopo l’episodio dello stupro di Roma sono emersi altri dettagli del comportamento di Seferovic. Il giovane bosniaco era anche andato a casa della quattordicenne, a conoscere la madre. La donna si era fidata, lo aveva stimato come una brava persona. Ancora non sapeva cosa avrebbe fatto alla figlia. Dopo lo stupro, si apprende dalle indagini, le due ragazze sono state minacciate di morte se non avessero taciuto. Spaventate, non hanno raccontato nulla. E per qualche tempo Seferovic ha continuato a chiamare a casa della 14enne, chiedendo di rivederla. Quando i genitori hanno scoperto l’accaduto hanno subito avvisato i familiari dell’altra ragazza e assieme sono andati a sporgere denuncia ai Carabinieri. Sono, quindi, partite le indagini che hanno portato all’identificazione di Alessio Il Sinto, o meglio Mario Seferovic.