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Tangenti Anas: processo per 15 società e 40 persone, accuse per corruzione e truffa

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Tangenti Anas che ha portato a processo ben 40 persone e 15 società con l'accusa di corruzione e truffa. Antonella Accroglianò una delle principali indagate

Tangenti Anas nuovamente in primo piano. Questa volta la notizia arriva da Roma dove è in corso un’operazione al riguardo. Rischiano di finire sotto processo ben cinquantacinque persone fisiche e dodici società. Si parla, sempre secondo le ultime stime, di un giro di tangenti per centinaia di milioni di euro e che ha visto coinvolti funzionari e dirigenti dell’Anas.

Tra i reati contestati ci sono associazione per delinquere, corruzione, turbativa d’asta, voto di scambio, truffa e abuso d’ufficio. Ovviamente queste accuse sono state comunicate a seconda della posizione tenuta. Tra le persone imputate c’è anche Antonella Accroglianò, denitiva la “dama nera”, ex capo coordinamento tecnico amministrativo dell’Anas e l’ex sottosegretario Giuseppe Meduri.

Antonella Accroglianò è nata a Cefalù e dal 1994 fa parte di Anas (acronimo che inizialmente significava Azienda Nazionale Autonoma delle Strade). E’ definitita come la vera regista dell’intera operazione e sapeva come muovere i suoi sottoposti come se fossero pedine di una scacchiera.

Persona definita dal giudice “molto pericolosa” perchè capace di creare dal nulla difese per se e per le persone che le stavano accanto dopo le perquisizioni della Guardia di Finanza. L’associazione quindi si era attivata per la creazione di documenti falsi e nuove coperture per le azioni illecite commesse. Inoltre il bottino fruttato veniva nascosto addirittura a casa della madre.

Qui la Guardia di Finanza ha trovato ben 70 mila euro in contanti. Molte le intercettazioni nelle quali è stata pizzicata la “Dama Nera”. Alcune effettuate con la madre, all’oscuro di tutto ma anche per lamentarsi, testuali parole, della “poca serietà degli imprenditori che ritardavano i pagamenti”.

Le Tangenti venivano pagate per servizi di vario tipo. E i pizzini erano i modi di comunicazione tra i vari dirigenti. Tra i nomi usciti fuori da questa vicenda ci sono anche quelli di Oreste De Grossi, dirigente responsabile del servizio incarichi tecnici e di Sergio Serafino Lagrotteria.