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Che menu per la cena dell'anno

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Obama e Hu Jintao si incontreranno il 19 gennaio a Washington, sul tavolo importanti negoziati, dalle guerre valutarie alla sicurezza internazionale. L'appuntamento è atteso da tempo e la preoccupazione che non si ponga un punto a diverse questioni rimane alta. L'escalation offensiva applicata da ...

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Obama e Hu Jintao si incontreranno il 19 gennaio a Washington, sul tavolo importanti negoziati, dalle guerre valutarie alla sicurezza internazionale. L’appuntamento è atteso da tempo e la preoccupazione che non si ponga un punto a diverse questioni rimane alta. L’escalation offensiva applicata da entrambi gli schieramenti negli ultimi mesi dimostra una necessità di trattare. Ma sia gli Stati Uniti d’America che la Repubblica Popolare Cinese non hanno un’idea chiara e condivisa sulle precise strategie da intraprendere.

Quello di Washington DC è sicuramente il più importante incontro bilaterale dell’anno e si discuterà del presente e del futuro del globo.
La vera notizia sarà come sapranno confrontarsi i due leader mondiali sulle politiche monetarie. A Pechino le mosse per contenere l’inflazione e sostenere l’export sono state a dir poco aggressive, con una politica restrittiva diametralmente opposta a quella americana, che ha portato a tre aumenti della riserva bancaria in pochi mesi. Quella cinese è una risposta alle forti iniezioni di liquidità nell’economia praticate a Washington. Ma a che punto dello scontro siamo è difficile capirlo.

Certo è che dalla direzione che prenderà questa guerra delle valute dipende il destino delle economie di tutto il mondo. Sono forti i sospetti che la crisi dei debiti sovrani europei sia una risposta tedesca alle politiche monetarie delle due superpotenze. Con i maxi-salvataggi Berlino ha gestito il valore dell’euro e protetto il suo export. Il Brasile, alle prese con gli stessi problemi cinesi, primo tra tutti l’inflazione, mantiene i tassi d’interesse altissimi. Paese per paese a mossa corrisponde una contromossa. Ma le politiche attuabili sui tassi d’interesse hanno dei limiti, che sia il 6% di Pechino o lo 0,25% di Washington. La Cina investirà quindi nel debito pubblico europeo. Dazi, strumenti “non convenzionali”, svalutazioni, un’escalation che rischia di non essere sufficente. Così la guerra valutaria si combatte anche su campi di battaglia reali, e alla cena del 19 i fronti si intrecceranno.

La Corea del Nord sarà un tema ostico, su cui la Cina potrebbe puntare e ottenere molto, ma l’atomica di Pyongyang è sopratutto un'”arma di distrazione” in mano a Pechino. La vera bomba in termini di sicurezza è quella di cui forse non si parlerà: l’India (supportata dagli americani) e il Pakistan, paese chiave nella guerra al terrorismo aiutato dai cinesi; entrambi i paesi hanno un arsenale nucleare devastante. Sotto queste pressioni la questione Afghana (su cui la Cina apparentemente ha poco a che fare) avrà un peso diverso.

Incerte le soluzioni possibili per Thailandia e Birmania, nazioni in cui si prospettano importanti cambiamenti nei prossimi anni. Si discuterà poi di Iran e Sudan, in cui gli interessi energetici e politici spaccano le due superpotenze. E forse ci sarà tempo di approfondire i dossier Iraq, Egitto, Yemen, Arabia Saudita; o quelli subsahariani, dove Pechino sta investendo molto, dallo Zimbawe al Congo alla Nigeria. Ma dal Venezuela ad Haiti a Taiwan non ci sarà il tempo per derimere ogni questione, anche i temi ambientali verranno con ogni probabilità ignorati e difficilmente si troverà una posizione comune alla riforma dell’ONU.

Il 19 gennaio si svolgerà l’incontro più importante dell’anno a livello mondiale. I telegiornali italiani hanno già pronto un servizio confezionato da mandare dopo la cronaca nera, in Cina passerà la verità di regime, mentre negli USA gli occhi saranno puntati sulla prima puntata della decima stagione di american idol.

Daniele De Chiara