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Giappone: l'isola abbandonata abitata dai gatti

Gatti al porto

L’Isola di Tashirojima, in Giappone, è detta l’ “Isola del Gatto” per la grande presenza di questi simpatici piccoli felini, che supera quella degli abitanti umani, oltretutto anziani.

Gatti e anziani

L'ora della pappa

L’Isola di Tashirojima, nella parte orientale del Giappone, è una piccola isola semi-abbandonata sull’Oceano Pacifico che conta appena 100 abitanti, molti dei quali sono over 65. E’ conosciuta come Cat Island, letteralmente l’ “Isola del Gatto”, perchè essi costituiscono il resto della popolazione, superando quella umana di circa cinque volte. E’ un vero e proprio paradiso per i gattofili, che attrae numerosi turisti: persone che, secondo la cultura giapponese, avranno buona salute e molta fortuna, dato che il gatto ne è considerato il simbolo. In passato quest’isola era dedita alla coltivazione dei bachi da seta per i tessuti, i quali attirarono moltissimi topi, così gli abitanti decisero di risolvere il problema riempendola di gatti, di cui continuano ad occuparsi con amore.

All'assalto del cibo

Ma nonostante l’aura positiva che in Giappone circonda questi teneri e simpaticissimi felini, gran parte della popolazione umana scelse di emigrare, passando da 1.000 negli Anni Cinquanta a 100. Poi nel 2011 arrivò lo tsunami Tōhoku: essendo le case ubicate a dieci metri sul livello del mare, la maggior parte degli abitanti sopravvisse – forse anche avvertita dallo strano comportamento degli animali, che in genere si salvarono anch’essi -, ma gli “umani” più giovani decisero di andarsene. In simili condizioni, i soli due villaggi dell’isola, Oodomari e Nitoda, stanno combattendo per la sopravvivenza.

L’Isola dei Manga

Tra gli abitanti dell’isola, oggi ce n’è uno che in Giappone è molto famoso, Shotaro Ishinomori, disegnatore di manga e anime – come vengono chiamati i fumetti e i cartoni animati giapponesi -, perciò l’isola è chiamata anche Manga Island, l’ “Isola dei Manga”. Sparse su tutto il territorio, ci sono casette a tema manga sui gatti, dove sono anche esposti i lavori dei fumettisti Ishinomori, Tetsuya Chiba e Naomi Kimura, e persino veri e propri santuari dedicati ai baffuti “padroni di casa”.

Anche case a forma di gatto

C’è una leggenda secondo cui alcuni pescatori stavano raccogliendo delle rocce, quando una di esse cadde ed uccise uno dei gatti. Dispiaciuti, i pescatori lo seppellirono e costruirono in quel luogo – un’area portuale tra Oodomari e Nitoda, dove per la presenza di pesce si concentra la maggior parte dei felini – un piccolo tempio per ricordare il povero micio.

Come abbiamo detto, la maggioranza della popolazione umana dell’isola (l’ 83%) è anziana e il 50% supera i 65 anni. E’ ancora dedita alla pesca, ad accogliere i turisti e ovviamente si occupa di dare da mangiare ai numerosi gatti. Visti quanti ce ne sono, l’avvertenza per i visitatori è ovviamente di non portare cani sul posto.

lParadiso dei gattofili

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