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"InOneAllMOvie": l'intero film in un'immagine in mostra a Genova

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Cosa rimane dopo aver visto un film? Una serie di immagini sfocate che si sovrappongono nella nostra memoria o dei singoli momenti che ci hanno particolarmente colpito? Vedendo la mostra appena inaugurata a Palazzo Reale di Genova troverete entrambe le cose. Paolo Lipari, regista e consulente cinem...

Cosa rimane dopo aver visto un film? Una serie di immagini sfocate che si sovrappongono nella nostra memoria o dei singoli momenti che ci hanno particolarmente colpito? Vedendo la mostra appena inaugurata a Palazzo Reale di Genova troverete entrambe le cose. Paolo Lipari, regista e consulente cinematografico, si è trovato per caso a fare un esperimento e ciò che ne è derivato è stato “InOneAllMOvie”, ovvero in un’istante tutto il film. Difficili da definire le opere che ha creato, ma quello che è certo è l’emozione che si prova a guardarle. Mentre stava montando un video, gli è venuta la curiosità di provare a velocizzare un video, fino ad ottenere un’unica immagine: il risultato è stato davvero sorprendente poiché si ha l’impressione di alcune scene evanescenti, dettagli che ci sono e non ci sono, senza capire che cosa si stia realmente intravedendo. Ha provato con alcuni film noti, scoprendo che la velocità massima è un ventiquattresimo di secondo: prima le scene si muovono ancora, oltre non si riesce a intravedere più nulla se non il bianco e il nero. Questo si spiega facilmente se si ricorda che le vecchie pellicole, impressionate dalla luce del proiettore, facevano scorrere ventiquattro fotogrammi al secondo. È curioso come ogni volta i risultati possano essere diversi anche per una stessa opera cinematografica. Per questo troviamo due versioni di “Kill Bill” assieme a “Shining”, “Vertigo”, “Il favoloso mondo di Amelie”, “Psycho”, “Blade Runner”, “Apocalipse Now”. Colpiscono i colori accesi ed è compito dello stesso spettatore riconoscere le forme, i personaggi, i luoghi in questa esplosione di luce.

Ha raccontato agli studenti dell’Università genovese di come fosse stato colpito nella sua infanzia dai racconti delle persone che, risvegliate dal coma, raccontano tutte di aver visto l’intera vita scorrere in un lampo. “Quali momenti di una vita possono comparire in punto di morte? E da che punto di vista?” ha chiesto. Nessuno naturalmente può saperlo, anche se l’avvento del cinema ha influenzato le inquadrature dei nostri sogni e ricordi. Gli piace pensare di aver sfidato un limite, mettendo in crisi il tempo e lo spazio, giocando con il loro rapporto, ovvero la velocità. Non vi è più una successione di fotogrammi, ma sono tutti assieme in una superficie bidimensionale: l’attimo fuggente è diventato un quadro che si può appendere. L’artista ha, dunque, davvero conquistato l’ultima soglia della visione e ha riflettuto su come l’avvento della tecnologia abbia posto un limite alla creatività, ma chiedendo al digitale di fare qualcosa per cui non è stato pensato allora si può ottenere una nuova forma d’arte. Gran bella opportunità quella offerta dal professor Luca Malavasi, docente in Storia e Critica del Cinema, e dalla professoressa Paola Valenti, Metodologie per lo studio dell’Arte Contemporanea, di incontrare questo manipolatore di immagini per conoscere dal vivo l’intento che sta dietro a delle opere contemporanee, ma altrettanto bella l’occasione di poter visitare la mostra gratuitamente fino al 20 marzo.

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