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Lavoro, pronta nuova manovra: incentivare contratti indeterminati

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Lavoro, spunta la possibile soluzione di rendere più cari i contratti a tempo determinati, in modo da incentivare maggiormente quelli a tempo indeterminato.

Il problema del lavoro

Il lavoro è un problema grave in Italia, e non solo. La disoccupazione è alta, e trovare un impiego è difficile. Lo è ancora di se questo è a tempo indeterminato e pagato decentemente.

Rincarare i contratti a tempo determinato?

Per incentivare le assunzioni stabili, spunta l’ipotesi di rincarare il costo dei contratti a tempo. Si tratta di una misura che potrebbe essere inserita nella Manovra, anche se per adesso non è stato ancora deciso. L’intervento prevederebbe un rialzo dell’aliquota contributiva aggiuntiva (1,4%) prevista nei contratti a tempo determinato, e oggi destinata alla Nuova assicurazione sociale per l’impiego (Naspi). Così, il rapporto di lavoro a termine diventerebbe meno conveniente, a vantaggio di quello a tempo indeterminato.

Aumento di lavoro nel 2017…

Nei primi 4 mesi del 2017, il saldo tra assunzioni e cessazioni nel settore privato è stato pari a +559.000, superiore allo stesso periodo del 2016 (+390.000) e del 2015 (+499.000). Lo ha comunicato l’Inps, dichiarando che il saldo annualizzato (la differenza assunzioni-cessazioni negli ultimi 12 mesi) alla fine del primo quadrimestre 2017 risulta positivo e pari a +490.000.

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… ma è quasi tutto a tempo determinato

A trainare tutto sono stati però i contratti a tempo determinato (+415 mila, inclusi gli stagionali e i contratti di somministrazione) ed i contratti di apprendistato (+47.000). Quelli a tempo indeterminato (+29.000) sono ultimi in questa “classifica”.

Tra gennaio e aprile 2017, complessivamente le assunzioni riferite al settore privato sono risultate 2.129.000, in aumento del 17,5% rispetto ai mesi gennaio-aprile 2016. Lo comunica l’Inps, spiegando che il maggior contributo è dato dalle assunzioni a tempo determinato (+30,6%) mentre sono diminuite quelle a tempo indeterminato (-4,5%). Le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato sono risultate 122.000, con una riduzione rispetto allo stesso periodo del 2016 (-2,4%).

Assunzioni di apprendistato

In particolare sono cresciute le assunzioni a tempo determinato nei comparti del commercio, turismo e ristorazione (+47,5%) e delle attività immobiliari (+43,6%). Negli stessi settori si osserva inoltre una crescita anche delle assunzioni in apprendistato (+46,9% nelle attività immobiliari e +35,8% nel commercio, turismo e ristorazione). Significativa pure la crescita dei contratti di somministrazione (+16,7%).

Il forte aumento delle assunzioni a tempo determinato in contratti di lavoro intermittente o a somministrazione di manodopera intervenuto dalla seconda metà di marzo può essere messo in relazione alla chiusura della possibilità di acquistare voucher per remunerare i prestatori di lavoro occasionale. Questo ha portato ad una ulteriore riduzione dell’incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale delle assunzioni (26,6%) rispetto ai picchi raggiunti nel 2015 quando era in vigore l’esonero contributivo triennale per i contratti a tempo indeterminato.

Minore quantità di passaggi dal determinato all’indeterminato

Le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato (ivi incluse le prosecuzioni a tempo indeterminato degli apprendisti) sono risultate solo 122.000, con inoltre una riduzione rispetto allo stesso periodo del 2016 (-2,4%).Le cessazioni nel complesso sono state 1.570.000, in aumento rispetto all’anno precedente (+10,5%): a crescere sono soprattutto le cessazioni di rapporti a termine (+17,8%) mentre quelle di rapporti a tempo indeterminato sono leggermente in diminuzione (-1%).

I licenziamenti

Riferendosi ai rapporti di lavoro a tempo indeterminato, il numero complessivo dei licenziamenti risulta pari a 189.000, sostanzialmente stabile rispetto al dato di gennaio-aprile dello scorso anno (-0,6%). Stabili anche le dimissioni (+0,4%). Il tasso di licenziamento (calcolato sull’occupazione a tempo indeterminato, compresi gli apprendisti) è risultato per il primo quadrimestre 2017 pari a 1,8%, sostanzialmente in linea con quello degli anni precedenti (1,8% nel 2016; 1,7% nel 2015).