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Alfonso Signorini, omosessualità confessata al cardinale Martini: l'aneddoto

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Alfonso Signorini, omosessualità confessata al cardinale Martini: l'aneddoto raccontato dalla sorella del religioso.

Anni fa, Alfonso Signorini ha confessato la sua omosessualità al cardinale Carlo Maria Martini. Il religioso lo spinse a vivere liberamente la sua inclinazione e il conduttore del GF Vip conserva ancora oggi le sue lettere. 

Alfonso Signorini: l’omosessualità confessata ad un cardinale

Quando non aveva ancora fatto coming out, Alfonso Signorini confidò la sua omosessualità al cardinale Carlo Maria Martini. A raccontare l’aneddoto è stata la sorella del religioso, Maria Stefania Martini. Intervistata dal Corriere della Sera, la donna ha parlato del suo nuovo libro, intitolato L’infanzia di un cardinale. E’ tra le pagine dell’opera che Maria Stefania racconta l’aneddoto di un noto conduttore che ha confessato al fratello i turbamenti della sua anima. 

Le parole di Maria Stefania Martini

Maria Stefania Martini ha raccontato: 

“Nel mio libro ‘L’infanzia di un cardinale’ ho citato una testimonianza di un noto conduttore. L’argomento era l’omosessualità di Signorini, che confidò a mio fratello le proprie sofferenze. Lui rispose che ‘saremo ricordati per quanto avremo amato’. Una frase in cui non riconosco il suo stile, ma l’aveva trovata in San Giovanni della Croce, su cui stava lavorando per un ciclo di esercizi spirituali”. 

Signorini, d’altronde, aveva già raccontato tempo fa della sua richiesta d’aiuto al cardinale Martini, scomparso nel 2012.

La richiesta d’aiuto di Alfonso Signorini

Alfonso parlò della sua omosessualità con il religioso. Si scambiarono diverse lettere, che il conduttore del GF Vip conserva ancora oggi come un tesoro prezioso. Signorini ha raccontato: 

“Quando ho deciso, non senza profondi dissidi interiori di vivere liberamente e di non reprimere più la mia omosessualità, ho chiesto aiuto a Carlo Maria Martini. Conservo alcune sue lettere: contengono tutte un incoraggiamento a vivere con naturalezza e pienezza ciò che avevo maturato nel corso del tempo. Una testimonianza preziosa di come la Chiesa si ispiri all’accoglienza e non alla chiusura, anche in una materia tanto delicata e complessa come questa. Quando quest’anno ho sentito pronunciare da Papa Francesco parole importanti come ‘Chi sono io per giudicare un gay?’, ho sorriso. Perché queste stesse parole ‘rivoluzionarie’ mi erano state rivolte anni prima dall’Arcivescovo di Milano. ‘Alla fine della nostra esperienza terrena conterà solo quanto siamo stati capaci di amare’: l’ultima lettera che mi scrisse”.