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Aumentano ancora i prezzi di beni primari: zucchero, riso, gelato costano di più

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Nonostante il calo dell'inflazione, il carrello costa ancora di più. Le associazioni dei consumatori lanciano l'allarme speculazioni.

Concedersi un gelato per rinfrescarsi dall’estate costa caro. Un gelato amaro, più che fresco. Le curve dell’inflazione e dei prezzi al consumo di giugno 2023 non sembrano viaggiare alla stessa velocità.

Infatti, se da un lato l’inflazione rallenta ancora, le bollette del gas pesano dell’1,1% in meno, d’altro canto è vero che il carrello della spesa continua ad appesantirsi sul portafogli. Acquistare beni di prima necessità o concedersi anche una piccola vacanza, a giugno è costato dell’11,2 % in più.

Cosa sta succedendo?

L’inflazione rallenta, ma i prezzi per la spesa continuano a crescere: +11,2%

Il termometro dell’inflazione scende ancora del 4% rispetto ai primi messi del 2023. Il secondo, decisivo, calo. Questo, per le leggi della macroeconomia, significherebbe che il costo della vita si sta riducendo.

Forse è anche vero che la ricetta degli aumenti dei tassi d’interesse imposti dalla Banca centrale europea non funziona. In alcuni casi ha portato anche al raddoppio delle rate dei mutui per la casa. Per questi ultimi ora le speranze sembrano riposte alla misura “salva rate” promessa dal governo per allungare le mensilità ai mutui variabili.

Intanto però, gli ultimi dati Istat elaborati dall’Unione nazionale dei consumatori ci dicono che il carrello della spesa costa nettamente di più. Vediamo quali beni di prima necessità “pesano” di più nei supermercati.

Quali sono gli aumenti più cari

A giugno 2023 molti beni di prima necessità hanno segnato aumenti record sul listino medio dei prezzi dello stesso mese di un anno fa. Ecco quali, in ordine di rincari, dal maggiore al minore:

· Zucchero + 46%;

· Riso + 32,4%;

· Olio d’oliva + 26,6%;

· Patate + 26,5%;

· Latte conservato + 25,7%;

· Gelati + 19,9%;

· Vegetali freschi diversi dalle patate + 18,8%;

· Bibite analcoliche + 18,1%

· Margarina + 18%;

· Succhi di frutta + 16,6%.

Cosa sta succedendo?

Dopo l’allarme lanciato da Antitrust, le associazioni dei consumatori associano questi rincari a una speculazione dovuta alla differenza fra il livello generale dei prezzi e quello della vendita al dettaglio.

Massimiliano Dona, direttore dell’Unione nazionale dei consumatori, sottolinea un dato allarmante: “Per una coppia con due figli l’inflazione a + 6,4% significa una stangata pari a 1.830 euro su base annua, di questi ben 861 servono solo per far fronte ai rincari dell’11,2% di cibo e bevande. Per una coppia con un figlio, la spesa aggiuntiva è pari a 1.670 euro, 777 per mangiare e bere”.

“Per una famiglia la mazzata in media è di 1.389 euro, 632 per prodotti alimentari e bevande analcoliche”.

Tutto questo, “in barba agli incentivi alla natalità, alle famiglie numerose con più di 3 figli con una batosta che supera i 2mila euro, solo per nutrirsi e dissetarsi”.

Se così fosse, verrebbe da domandarsi che fine abbia fatto Mister Prezzi, tirato per la giacchetta all’occorrenza. Il direttore generale del Ministero dello Sviluppo Economico che dovrebbe fare da garante per la sorveglianza dei prezzi.