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Biden attacca Trump nel discorso al Congresso: "Sottomesso a Putin"

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Joe Biden ha tenuto un lungo discorso al Congresso Usa: fra i tanti temi toccati spicca un duro attacco verso Donald Trump

Nel corso della giornata di ieri, il presidente americano Joe Biden ha tenuto un discorso della durata di circa un’ora di fronte al Congresso. Il tema principale dello ‘speech’ di Biden si è basato sul ritorno dell’America: metà della platea lo ha applaudito con forza, una grossa fetta di pubblico è rimasta invece in silenzio.

Biden, il discorso al Congresso: tutti i riferimenti a Trump

Per tutta la durata del discorso, non sono mancati i riferimenti a Donald Trump, il vero avversario di Biden nella corsa a Usa 2024. Il presidente non ha mai nominato direttamente il tycoon, ma sin dalle prime battute appare evidente che stesse parlando proprio di lui. “Era dai tempi del presidente Lincoln e della guerra civile che la libertà e la democrazia non erano mai state sotto attacco qui in patria come lo sono oggi. Ciò che rende raro il nostro momento è che la libertà e la democrazia sono sotto attacco sia in patria che all’estero, nello stesso momento” – afferma il presidente per iniziare il suo discorso sullo stato dell’Unione.

Biden, il discorso al Congresso: attacco frontale al tycoon

Nel corso del suo intervento, Biden ha modo di parlare a lungo anche della politica estera: dalla guerra a Gaza fino al conflitto tra Russia e Ucraina. E restando su questo tema, fa un nuovo riferimento a Trump accusandolo di esser sottomesso a Vladimir Putin: “Scandaloso il suo invito a fare quello che vuole“. La mia vita mi ha insegnato ad abbracciare la libertà e la democrazia. Un futuro basato sui valori fondamentali che hanno definito l’America: onestà, decenza, dignità, uguaglianza. Per rispettare tutti. Per dare a tutti una possibilità giusta. Per non dare all’odio un porto sicuro” – dice ancora Biden al Congresso riferendosi al tycoon – Ora alcune persone della mia età vedono una storia diversa: una storia americana di risentimento, vendetta e punizione. Quello non sono io. A questo punto i democratici in aula inziano ad applaudire mentre i repubblicani restano seduti e in silenzio, in una spaccatura che è solo l’antipasto di quello che avverrà nel momento decisivo delle elezioni.