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I mitici chiodini della Coloredo di Torino compiono 65 anni

chiodini

I chiodini della Coloredo sono fabbricati soltanto in Italia: l'azienda di Torino ne ha prodotti 1,5 miliardi nel 2017, conquistando il mercato cinese

All’inizio erano solo dei fiammiferi con la capocchia in ceralacca colorata. Erano conficcati in un foglio di cartone, poi sono diventanti dei grandi spilli in plastica. Niente di complicato, virtuale o digitale, ma dopo ben 65 anni i chiodini multicolore del Coloredo resistono alla concorrenza dei videogiochi e festeggiano un nuovo record di vendite, diventando un vero e proprio oggetto di studio.

Nella prima pubblicità, il Coloredo era lanciato come “il gioco che non finirà in soffitta”. Lo slogan si è dimostrato più che mai azzeccato. Da quando Alessandro Quercetti li inventò nel lontano 1953, i chiodini non sono mai andati fuori produzione. Nel 2017, insieme allo sbarco sul mercato cinese, nell’unica fabbrica di Torino dei chiodini ancora controllata dalla famiglia italiana, ne sono stati prodotti 1 miliardo e mezzo.

Il successo dei chiodini in Cina

Negli ultimi tre anni la produzione di chiodini è triplicata. La richiesta è tale che si fabbricano quattro milioni di pezzi al giorno. L’azienda italiana li esporta in oltre cinquanta paesi in tutto il mondo. Tutto ciò avviene proprio in un momento in cui l’85% della produzione mondiale di giocattoli proviene dalla Cina. Ma proprio Pechino è diventato uno dei maggiori acquirenti di tale gioco.

La concentrazione alla base del gioco

A decretare il successo del Coloredo c’è ovviamente l’aspetto educativo, oltre che semplicemente ludico. I chiodini, infatti, si rivelano importanti per non far perdere ai bambini il contatto fisico con il mondo reale e con gli oggetti tridimensionali. “I bambini con difficoltà di coordinazione manuale possono migliorare la loro motricità, con effetti anche su altre abilità come la grafia, il disegno e la coordinazione manuale. Inoltre attraverso i chiodini possono inventare o riprodurre modelli grafici, allenando anche le abilità di ragionamento visuo-spaziale”. Così spiega Andrea Biancardi dell’Università di Bologna.

Lo studio sul cervello

Il dipartimento di Neurobiologia del Karolinska Institute di Stoccolma ha studiato il gioco dei chiodini, insieme al Centre de Recherche en Neurosciences di Lione. I chiodini della Coloredo sono dunque al centro di uno studio relativo alla plasticità del cervello umano. I ricercatori stanno analizzando in particolare il momento in cui si deve imparare a utilizzare un nuovo strumento manuale, in questo caso appunto il gioco dei chiodini. Lo studio analizza inoltre come questo possa avere effetti benefici su altre funzioni cognitive, come l’attenzione e l’acquisizione di una nuova lingua.

Lo studio, ancora in corso, ha già confermato che le abilità di un soggetto durante il gioco dei chiodini danno indicazioni sulle abilità linguistiche del soggetto. È stato infatti riscontrato che con un allenamento prolungato, le abilità motorie migliorano insieme alle abilità linguistiche. I ricercatori hanno messo in evidenza come le due abilità siano legate. Questo succede perché alcune delle aree cerebrali che svolgono queste funzioni sono le medesime.