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Consiglio europeo iniziato: Giorgia Meloni diplomatica su migranti e Ucraina. Ancora tensioni su mutui e Mes

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Consiglio europeo: Meloni sui fondi per migranti. "Un buon punto di partenza". Restano i nodi Mes, Pnrr, e mutui.

Il sesto Consiglio europeo dell’era Meloni in Italia è cominciato all’insegna dei temi che scaldano di più questa bollente estate, l’ultima prima del voto delle elezioni europee più temute, quelle del prossimo 2024. Al tavolo rotondo di Palazzo Europa, a Bruxelles, la premier Giorgia Meloni ha esposto già le prime ragioni e soddisfazioni italiane.

Fondi Ue sui migranti sono un buon punto di partenza

Meloni si presenta al vertice Ue in una versione più diplomatica, tanto per spegnere il fuoco delle polemiche degli ultimi mesi. Mani tese, dunque, rispetto ai continui bracci di ferro tra Roma e Parigi sulla questione migranti.

Per la presidente del Consiglio i “12 miliardi di euro” in più annunciati dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sono “un buon punto di partenza”, fa sapere.

Più delicata la questione mutui

Tutt’altro che sereni i rapporti con la Banca centrale europea, la cui presidente Christine Lagarde non esclude un nuovo rialzo dei tassi di interesse per contenere il termometro dell’inflazione (quindi del costo della vita). Questa misura avrà altre conseguenze sui mutui e prestiti per la casa, già raddoppiati in meno di un anno.

È l’unica soluzione possibile? O andremo incontro alla recessione?

“Sulla Bce – chiarisce Meloni – ho già detto che cosa penso, sui mutui siamo già intervenuti, è un tema sensibile. Nella nostra legge finanziaria abbiamo immaginato una norma per consentire a tutti di poter convertire il loro mutuo a tasso variabile in mutuo a tasso fisso. Bisogna fare di più, ne sto discutendo col ministro dell’Economia. È una di quelle materie su cui l’impegno del governo deve essere quotidiano”.

I nodi da sciogliere: Mes e Pnrr

Altri due nodi da sciogliere: cosa farà l’Italia del Mes (Fondo salva-Stati)? E col Pnrr a che punto siamo?

Sul Mes la premier ha già (non) chiarito: “Prima ancora di una questione di merito c’è una questione di metodo su come si faccia a difendere l’interesse nazionale”.

Sul Pnrr la faccenda è altrettanto complessa: “Mi fa specie che i partiti che hanno steso il Piano su cui oggi si lavora siano anche quelli che se la prendono con il governo”.

Le tensioni palpabili tra Meloni e il ministro Raffaele Fitto sono la prova della delicatezza di questa fase. “Zitto, che me mandi fuori strada…”, è stata la bacchettata a Fitto, ieri, durante una discussione in Aula.

La guerra in Ucraina

Giorgia Meloni ha ribadito più volte che l’appoggio dell’Italia, al fianco dell’Ucraina, non verrà meno. Anzi, la premier si era spinta oltre, dopo la misteriosa cavalcata Wagner all’assalto di Mosca, poi fermata da Prigozhin. “Sono emerse le difficoltà del sistema di Putin ed è stata smontata la narrazione della propaganda“, dichiarò auspicando giustizia contro i “crimini commessi dalla Russia”.

Ma cosa sta facendo di concreto Bruxelles per fermare una guerra alle porte dell’Europa?

“Al momento stiamo parlando di impegni di sicurezza. Per me questo significa assicurare all’Ucraina sostegno militare di lungo periodo, non solo il prossimo pacchetto da 500 milioni, ma che continui durante la guerra e dopo. Dobbiamo mettere l’Ucraina in grado di difendersi. E il Fondo Europeo per la Pace deve diventare un Fondo per l’Ucraina. L’addestramento deve continuare, così come la modernizzazione dell’esercito”, questo il pensiero dell’Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell.

Pensiero che però non trova ancora riscontro unanime tra gli Stati membri. O meglio, lo trova nei grandi raggruppamenti di partito: popolari europei di centrodestra e sinistra europea. Gli Stati sovranisti non hanno mai preso una posizione netta contro Mosca.

Per questo i riflettori sono puntati proprio sul futuro del partito di Giorgia Meloni, in vista delle elezioni europee 2024. Entrerà nell’alveo dei popolari europei? A giudicare da questo vertice si direbbe di sì. Ma la strada verso le europee e ancora lunga.