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L'Aquila, che cosa rischia l'uomo che ha ucciso l'orsa Amarena

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L'uomo che ha ucciso a fucilate l'orsa Amarena è stato identificato e fermato: che cosa rischia addesso?

Nella notte tra mercoledì e giovedì l’orsa Amarena è stata uccisa a San Benedetto dei Marsi, nelle vicinanze di L’Aquila. L’animale è stato colpito da diversi colpi di arma da fuoco, nello specifico un fucile. Colpi esplosi da un uomo che è già stato identificato e fermato dalle autorità. Ma che cosa rischia ora il responsabile?

Orsa Amarena, che cosa rischia l’uomo che l’ha uccisa

Dante Caserta, il responsabile legale e vice presidente del WWF Italia, è stato intervistato da ‘Fanpage.it’ e ha parlato del caso dell’orsa Amarena. Al momento non è chiaro che cosa potrebbe rischiare l’uomo che ha sparato: “C’è da dire prima di tutto che c’è un po’ di confusione per quanto riguarda tutta questa disciplina. Bisognerà capire effettivamente che tipo di reato verrà contestato al soggetto in questione e quale sarà poi la pena da applicare.” Caserta ha spiegato anche che: “Se si applica la legge 157 di tutela della fauna, che regolamenta la caccia, l’articolo 30 per l’uccisione di specie particolarmente protette prevede la reclusione da 2 a 8 mesi e una ammenda da 774 euro a poco più di duemila euro.” Ma c’è anche un’altra possibilità: “Se invece si dovesse applicare il reato 544bis del codice penale avremo una pena che vai da 4 mesi ai 2 anni di reclusione, ma teniamo conto che questi sarebbero il massimo della pena che normalmente non viene mai applicata.”

La lamentela del WWF: pene troppo leggere

Il problema principale, secondo quanto raccontato da Dante Caserta, è che le pene per chi si macchia di questi reati sono fin troppo leggere: “Le pene che sono previste non hanno alcun effetto deterrente rispetto ad una attività così grave come l’uccisione di una specie rara, come quella dell’orso marsicano, di cui restano solo 60 esemplari al mondo. Sono la specie più a rischio di tutto il continente europeo. Noi come WWF da tempo chiediamo che vengano aumentate le pene per coloro che si macchiano di reati così gravi perché attentare alla fauna protetta rappresenta un crimine di natura vera e propria.”