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Truffa, Ikea licenzia 10 dipendenti: cambiavano prezzo della merce

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Modificavano il prezzo di merce di valore con prodotti meno costosi e li consegnavano ad amici o parenti. La merce veniva poi rivenduta sul web.

Nella sede Ikea di Corsico, Milano, dieci dipendenti sono stati licenziati con l’accusa di truffare il celebre negozio d’arredamento svedese. Tra le persone licenziate anche un dirigente. Oltre ai 10 lavoratori che hanno perso il lavoro, altre 20 circa sono sottoposte a sanzioni disciplinari con la sospensione dal lavoro e dallo stipendio fino a dieci giorni.

La vicenda ha inizio verso la metà di Febbraio 2019. E’ in quel periodo che Ikea invia ad una trentina di suoi dipendenti una lettera con cui li avvisa dei provvedimenti nei loro confronti. Le accuse sono molti gravi, tanto che si apre anche un fascicolo a livello penale.

Le videocamere di sorveglianza hanno ripreso i dipendenti mentre erano intenti a cambiare le etichette della merce presente all’Angolo delle Occasioni. Gli accusati apponevano su prodotti costosi come letti, mobili o lampadari le etichette con il prezzo di merce di valore economico notevolemente inferiore, come posate o bottigliette d’acqua.

Consegnavano la merce ad amici e parenti

A questo punto la merce veniva data ad amici e parenti che si recavano alla cassa self-service. Giunti al momento di battere il prezzo, i dipendenti facevano finta di non vedere. I prodotti così acquistati venivano poi messi in vendita sul web.

Ikea ha commentato tutta la vicenda: “Un’indagine interna ha accertato che alcuni co-worker a Corsico hanno avuto gravi comportamenti mirati a danneggiare le risorse aziendali. Ikea sta prendendo i provvedimenti necessari per proteggere i suoi co-worker e il suo brand”.

I sindacati che difendono gli interessi dei dipendenti, invece, vogliono dei chiarimenti. Massimo Cuomo di Filcams Cgil dichiara: “È Ikea ad aver dato disposizioni ai lavoratori di apporre ai prodotti del reparto Angolo delle occasioni delle etichette che non corrispondevano agli oggetti originali, quindi un mobile poteva avere l’etichetta di una mensola, per facilità di prezzamento senza dover cambiare l’intera dicitura. L’azienda dovrebbe spiegare il sistema prima di lanciare accuse gravissime”.