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Lo sciopero della fame dello chef Paolo Palumbo: "Dov'è lo Stato?"

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Il giovane chef sardo Paolo Palumbo sta lottando contro la Sla. La richiesta allo Stato: "Investite nella ricerca, non nella Tav".

Paolo Palumbo, giovane di Oristano, ha ingaggiato la sua personale battaglia contro la Sla – malattia contro cui lotta da anni – e lo Stato. Nei primi mesi del 2019 aveva intrapreso uno sciopero della fame per chiedere che venisse autorizzata in Italia la cura sperimentale Brainstorm. Si tratta di una terapia a base di cellule staminali mesenchimali che agiscono sul sistema nervoso centrale, in fase di sperimentazione negli Usa e in Israele. “Investite nella ricerca, invece che nella Tav” era l’appello rivolto agli allora vicepremier Matteo Salvini e Di Maio e al premier Giuseppe Conte.

Paolo Palumbo, lo chef malato di Sla

Paolo Palumbo aveva spiegato le sue ragioni in un video postato poi su Facebook. Il giovane avrebbe spiegato che servono circa 5 milioni di euro per poter finanziare la sperimentazione in Italia, mentre il costo per singolo malato di Sla italiano che volesse curarsi negli Stati Uniti o in Israele si aggira sui 500 mila euro, senza considerare ulteriori spese per eventuali complicanze. “Il mio gesto è simbolo di una protesta contro chi non investe nella ricerca – ha spiegato, parlando dello sciopero della fame -. Ogni giorno vi sporcate le mani, ve le sporchereste anche con il mio sangue?”.

Il supporto a Paolo Palumbo

Le istituzioni sarde, intanto, si sono mobilitate in favore del ragazzo. Il presidente dell’Anci Sardegna si è rivolto direttamente al premier Conte e all’allora ministra della Salute Giulia Grillo: “Diano una risposta chiara alle richieste di Paolo. Otto giorni di sciopero della fame sono un’eternità, per questo motivo chiediamo alle istituzioni statali un gesto di attenzione rispetto a una richiesta che apre alla speranza di una regressione rispetto ad una patologia come la Sla”.

“La vicenda richiede un intervento immediato di un organismo istituzionale che sappia ascoltare e parlare con voce ferma e determinata” ha detto Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” che ha proseguito: “Il ragazzo non può essere lasciato solo, occorre che si facciano carico della situazione sia l’Ordine dei Medici provinciale di Oristano che quello regionale”.