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Aldo Moro, ancora sconosciuto il luogo della prigionia

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Dopo 41 anni di indagini, manca ancora la certezza sugli esecutori dell'omicidio e sulla prigione nella quale venne segregato.

Aldo Moro fu rapito dalla Brigate Rosse il 16 Marzo 1978 e assassinato il 9 Maggio dello stesso anno. Dopo 41 anni di indagini, manca ancora la certezza sugli esecutori dell’omicidio e sulla prigione nella quale fu segregato il presidente Aldo Moro per la durata del sequestro. Per molto tempo, seguendo una perizia del colonnello del Ros Massimo Giraudo, gli inquirenti seguirono la pista che portava al Ghetto di Roma, a circa 50 metri da dove è stato rinvenuto il cadavere del giurista.

Il giudice Ferdinando Imposimato fu uno dei maggiori esponenti di questa teoria, tanto da fermarsi a lungo nei tratti attorno a Piazza Argentina con il giovane terrorista toscano, Elfino Mortati, che gli confidò di aver dormito, durante il sequestro di Moro, in un appartamento vicino. Ma le indagini continuarono e tutti rimasero convinti che il luogo della prigionia fosse vicina al quartier generale del sequestro.

Stando a quanto riportato dal sito ilfattoquotidiano.it, il Pubblico Ministero, Luigi De Ficchy, rimase colpito da una frase scritta da Moro al nipotino: “Ricordi quando ti ho regalato i pompieri spagnoli?”. Questo regalo però non risultava ai familiari. Le parole furono quindi interpretate come una sorta di messaggio in codice. Le indagini proseguirono quindi presso uno stabile in via dei Pompieri, vecchia sede di un’ambasciata spagnola, vicino a via Caetani, la strada dove fu ritrovato Aldo Moro.

Sospetti anche sul Ghetto Ebraico

Negli anni ’90 altri indizi portarono la magistratura nel Ghetto Ebraico. Le segnalazioni stavolta indicavano palazzo Orsini, di proprietà della famiglia Rossi di Montelera. L’indagine fu archiviata. Rimase però il sospetto che quel luogo potesse essere la sede di un’organizzazione collegata al sequestro. La piantina dei sotterranei del palazzo rafforzò quell’idea.

Essi partono da Palazzo Orsini e attraversano Teatro Marcello. Inoltre, sulla piantina furono segnati cunicoli e spazi situati sotto la strada. L’artefice della piantina, seppur molto rudimentale, fu rintracciato in Adriana Faranda. Questo ritrovamento all’interno di un covo Br fece prendere in considerazione l’idea che i cunicoli fossero stati studiati con cura. Le indagini proseguirono e una sera, durante un sopralluogo, Mortati, Imposimato e il giudice Priore vennero fotografati all’angolo tra via Caetani e via de’ Funari. Imposimato considerò il gesto come un avvertimento e le indagini si fermarono.