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Immigrazione, l'allarme dei poliziotti: "A Lampedusa turni di 12 ore"

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"A Lampedusa le presenze hanno già superato il migliaio di unità. Sicuramente possiamo dire che il flusso è raddoppiato rispetto ad agosto".

In Sicilia proseguono gli sbarchi fantasma: i migranti continuano ad arrivare su barchini improvvisati e per i poliziotti il sistema sta andando in tilt. Mentre, infatti, il premier Conte, in viaggio tra New York e Bruxelles, parla di una “svolta storica” nell’immigrazione, i poliziotti lanciano un allarme. Stefano Paoloni, il numero uno del Sap (sindacato degli agenti), ha chiarito in un’intervista a Libero: “Non possiamo gestire la situazione. Il sistema è già in tilt da ogni punto di vista: sanitario e numerico. E noi siamo troppo pochi per affrontare tutto questo”. I migranti accolti in Sicilia vengono ospitati in centri con fogne a cielo aperto e in situazioni di degrado. Alcuni di loro scappano, ma ogni giorno il loro numero raddoppia. “Sicuramente possiamo dire che il flusso è raddoppiato rispetto ad agosto“. Vediamo la situazione.

Immigrazione, allarme sanitario e numerico

Nonostante il governo giallo rosso abbia parlato si una svolta nell’immigrazione, i poliziotti della Sicilia continuano a lanciare l’allarme: la situazione è fuori controllo. “A Lampedusa le presenze hanno già superato il migliaio di unità – ha spiegato Stefano Paoloni -. I miei colleghi sono costretti ad affrontare turni di dodici ore di fila per far fronte all’emergenza”. “Al momento dell’ arrivo gli immigrati non danno problemi – ha proseguito -. In qualche modo, pensano di aver ottenuto il loro obiettivo, quindi sono calmi. I rischi sono di altro genere dopo l’approdo. Per esempio, c’ è una situazione sanitaria da tenere monitarata“.

Inoltre, “nei centri di lunga permanenza capita spesso che cerchino di inscenare rivolte per tentare di darsi alla fuga. Danno fuoco ai materassi, lanciano oggetti contro gli agenti. Cercano di alimentare scontri con i pretesti più disparati: una volta perché non c’era il wi-fi, un’altra volta perché il cibo non era di gradimento degli ospiti, ma la finalità ultima è sempre quella di tentare la fuga”. Ma quali sono, quindi, le condizioni dei centri di accoglienza? “Al limite – ha confessato Stefano -. I richiedenti asilo devono rimanere qui per 180 giorni in condizioni igienico-sanitarie veramente terribili, come nel caso di Trapani”.

Il rischio di Tbc

Come prosegue il numero uno di Sap, alcuni colleghi sono risultati positivi al test di Tbc. Tuttavia, “risultare positivi non significa aver contratto la Tbc. Però questo obbliga a un percorso terapeutico molto pesante, che debilita particolarmente il fisico per sei mesi e preclude alcune attività. Non si può prendere il sole, si avvertono dolori alle articolazioni. Sono terapie preventive per evitare che si possa sviluppare la malattia con una cura antibiotica”.