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Strage Capaci: "Un ex poliziotto mise l’esplosivo sotto l’autostrada”

strage di capaci

Riggio, il 54enne pentito, ha fatto emergere nuove dichiarazioni sulla strage di capaci del 1992: le procure si riuniranno per discutere sul caso.

Il 23 maggio del 1992 Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della sua scorta persero la vita in un attentato esplosivo organizzato da Cosa Nostra. Sul caso della strage di Capaci sono emerse delle novità. Infatti, Pietro Riggio ha chiesto di rilasciare nuove importanti dichiarazioni di fronte al Pubblico Ministero. Le sue motivazioni sono state vaghe: “Fino ad oggi ho avuto paura di mettere a verbale certi argomenti, temevo ritorsioni per me e per la mia famiglia. Ma, adesso, i tempi sono maturi perché si possano trattare certi argomenti”. Le dichiarazioni hanno fatto emergere perplessità tra i magistrati: è stato convocato un vertice per discutere sul caso.

Stage di Capaci: le novità

Il 54enne pentito Pietro Riggio ha raccontato alcune novità e ha fatto emergere nuovi dettagli sulla strage di Capaci del 1992. Il protagonista del suo racconto che ha scioccato i magistrati è un ex poliziotto che loro chiamavano “turco”. “Mi ha confidato di aver partecipato alla fase esecutiva delle strage Falcone – ha raccontato Riggio davanti ai pm di Caltanissetta –. Si sarebbe occupato del riempimento del canale di scolo dell’autostrada con l’esplosivo, operazione eseguita tramite l’utilizzo di skate-bord”. La Procura antimafia in seguito a queste importanti rivelazioni ha convocato un vertice per approfondire la questione. Fino ad oggi, infatti, le sentenze richiamavano soltanto uomini delle cosche sull’autostrada nel quale è avvenuto l’attentato a Falcone. Nei giorni scorsi, infine, le procure di Palermo, Caltanissetta, Catania, Reggio Calabria e Firenze e il procuratore Federico Cafiero De Raho si sono riuniti per discutere sulla situazione. La riunione è rimasta segreta.

Il processo bis di appello

Dal processo bis di appello sulla strage di Capaci è emerso come Riggio abbia conosciuto l’ex poliziotto definito “turco”: entrambi si trovavano nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. La scarcerazione del 2000, però, dà vita a un servizio per la ricerca dei latitanti. Nei verbali di Caltanisetta, infatti, Riggio ha riferito: “Avrei dovuto dare loro una mano per la cattura di Provenzano, indicando le persone che erano in contatto con lui, insomma diventando una sorta di infiltrato”.