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Coronavirus, così sarà la nostra vita alla fine dell'emergenza

Coronavirus, così cambierà la nostra vita alla fine dell'emergenza

Quando il coronavirus verrà debellato, alla fine dell'emergenza sanitaria, la nostra vita, il nostro futuro non sarà più lo stesso.

Come in una guerra, perché è lecito definirla così. Come dopo un’inattesa eppure inevitabile svolta epocale, mai come adesso le istituzioni si devono necessariamente munire delle giuste prerogative per tirare una linea e prendere atto della somma degli effetti che l’avvento del coronavirus avrà sulle nostre vite.

Il Covid-19, la sofferenza, l’isolamento e la quarantena cambieranno drasticamente quella visione che, di massima, veniva largamente condivisa da tutto il panorama europeo.

Stazione Centrale ai tempi del COVID-19

Nel dettaglio italiano spiccano alcuni elementi utili a indicare la via del post-pandemia. Si inizia con l’iconografia dei giornali, dei media e delle storie che in questo periodo stanno caratterizzando la nostra quotidianità. Persino nella modalità di comunicazione si preferisce l’illustrazione del vuoto, delle piazze deserte, dei fantasmi nei luoghi abitudinari. Un dettaglio prezioso, che indica la via futura che percorreremo nel rivalutare tutto ciò che di più semplice c’era nella nostra quotidianità.

Riscopriremo probabilmente un sentimento pascoliano unitamente alla rivalutazione delle figure politiche, una su tutte quella del premier Giuseppe Conte che mai nella sua storia avrebbe pensato di avere la responsabilità di guidare una nazione lungo l’uscita dalla pandemia, tantomeno la presunzione di paragonarsi all’ora più buia di Winston Churchill.

Anche la politica si dovrà abituare ai cambiamenti, certo, perché l’importanza del dialogo e dei rapporti ha finalmente preso forma in via telematica ai tempi della digital society, lontana dalle piazze, lontana dal populismo e mai così vicina al servizio sanitario. Un vantaggio o una grande involuzione, facce della stessa medaglia composta da un nuovo arbitrariato che non predilige il fumo delle promesse ma impara ad affidarsi alle entità istituzionali nei momenti di piena concretezza.

Certamente al termine di tutto questo dovremo anche imparare a ricucire i rapporti, al tempo in cui si abbandoneranno le proprie case e si continuerà a riversarsi nei locali, nei ristoranti e nei bar la cui assenza ha fatto riscoprire a una cultura intera l’importanza della cucina casalinga. Il coronavirus non cambierà solo l’Italia ma ci farà riscoprire un mondo tutto nuovo.

Milano ai tempi del coronavirus

Un nuovo senso di patriottismo globale, riscoperto prima a livello locale ed esteso poi ai continenti, il ritorno alla fiducia dotata di raziocinio e dunque sempre più empatica con la scienza, l’aspetto diverso, umano, dei culti religiosi e l’abbandono dell’individualismo, i compromessi economici. Inevitabilmente assisteremo al nuovo divaricamento della forbice sociale, lì dove le disuguaglianze verranno accentuate ancor di più.

Come in una guerra però, non abbiamo ancora gli strumenti per combattere ciò che ci aspetterà al termine di questa pandemia e forse proprio queste indicazioni saranno l’elemento essenziale per non farci perdere la testa quando tutto questo finirà.