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Coronavirus, in quarantena a Barcellona: "La cosa peggiore è non respirare"

Coronavirus Barcellona

Positivo al Coronavirus anche Simone, 27enne in quarantena a Barcellona, il quale ha raccontato le difficoltà e le paure per la malattia.

L’emergenza Covid-19 continua a seminare vittime anche in Spagna, che, insieme all’Italia e alla Francia, è tra le nazioni più colpite in tutta Europa. Nuovo record di morti nel Paese iberico: nelle ultime 24 ore sono stati registrati 849 decessi. Le vittime hanno raggiunto quota 8.189. Si sfiorano i 100mila contagi: 94.417 il numero dei casi accertati, con un incremento di 6.461 rispetto a ieri. Dopo cinque giorni di rallentamento, i nuovi casi continuano ad aumentare. Lo ha reso noto il Ministero della Sanità di Madrid. Il governo centrale ha adottato misure rigide di contenimento, le quali, tuttavia, si sono rivelate tardive. L’emergenza sanitaria in Spagna è scoppiata con qualche settimana di ritardo rispetto all’Italia, che sarebbe dovuta essere presa come modello dagli altri Paesi. Al contrario, è stato fatto trascorrere troppo tempo e le tristi conseguenze, purtroppo, si fanno sentire. Tra i primi casi di Coronavirus in Spagna, c’è Simone Vodola, 27enne italiano trasferitosi a Barcellona. Ed è proprio lì che sta trascorrendo la quarantena, in attesa dei due tamponi negativi che gli permetteranno di tirare un sospiro di sollievo.

Coronavirus, il 27enne in quarantena a Barcellona

Intervistato da MilanoToday, Simone Vodola ha raccontato i giorni in cui il Covid-19 non gli lasciava tregua, tra febbre alta e forti problemi respiratori. In un Paese in cui la vita ancora procedeva tranquilla, lui ha capito che qualcosa non andava per il verso giusto.

“Mi sono svegliato con un freddo assurdo, avevo 39.2 di febbre. Mi mancava il respiro, era come se avessi avuto un sacchetto di plastica addosso. Una cosa bruttissima”. Così ha raccontato il 27enne milanese emigrato a Barcellona per lavoro. Ha iniziato a stare male a metà marzo, quando in Spagna era tutto tranquillo. Negozi aperti, bar aperti. Si parlava solo dell’Italia e della Cina”. Quindi ha aggiunto: “Io chiaramente continuavo a uscire”. La febbre, tuttavia, non dava segni di cedimento e i sintomi erano sempre più forti e preoccupanti. Così Simone si è recato in ospedale, dove è stato isolato e assistito con l’ossigeno. “Non riuscivo neanche a parlare”, ha confidato.

Sulla malattia che lo colpito, ha raccontato: La cosa peggiore è stato non riuscire a respirare. Ancora ci sono momenti in cui manca l’aria e bisogna uscire sul balcone per 5 minuti. Una specie di scompenso d’aria. Ho 27 anni, non fumo e faccio sport. E poi non sento né gli odori né i sapori. Ho fatto la prova mangiando cioccolato e formaggio e hanno lo stesso sapore. Lo stesso è per i liquidi, sembrano tutti acqua”.

Con il tempo le sue condizioni sono nettamente migliorate: ora sta trascorrendo la quarantena nel suo appartamento in Spagna, che condivide con due ragazzi. Ancora in isolamento attende l’esito negativo del tampone. Nella video chiamata Skype con MilanoToday, ha spiegato: “Ne devo fare ancora due. Se entrambi i tamponi saranno negativi allora sarò ufficialmente guarito dal Coronavirus”.

Descrivendo l’attuale situazione che il suo paese d’adozione sta affrontando, si è definito “fortunato”. Le strutture sanitarie sono al collasso, si stanno realizzando ospedali da campo e si continua a combattere la guerra contro un male invisibile e potentissimo, che ogni giorno miete vittime. Infatti, ha spiegato: “Qui sembra di essere come in Italia, ma una settimana indietro. Io sono stato fortunato ad andare in ospedale quando ancora l’epidemia era alla sua prima settimana, ma ora non c’è davvero più posto da nessuna parte e nelle corsie si parla di una situazione disperata. Persino i miei tamponi sono stati rinviati perché non c’è abbastanza personale nei laboratori, anche se sarei comunque restato qui. Da positivo lo faccio per amore dei miei genitori.