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Coronavirus, morto un medico di base: "Ti sei sacrificato per i tuoi pazienti"

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Aveva annunciato la sua positività al coronavirus con un messaggio sui social: il medico di base di Castellammare attendeva un respiratore.

Un vero e proprio calvario quello vissuto da un medico di base di Castellammare di Stabia: è morto in attesa di un posto letto in terapia intensiva. Il dolore della famiglia, a pochi giorni dalla scomparsa, si esplica nella lentezza della burocrazia, che lo ha fatto attendere troppo a lungo. Ha girato tre ospedali nella speranza di essere assistito e salvato, ma nulla è stato possibile fare per tenerlo in vita. In prima linea nella lotta contro l’epidemia mondiale, Giovanni Tomassino è uno dei medici morti a causa del coronavirus. La figlia lo ricorda con uno straziante messaggio condiviso sui social: “Ti sei sacrificato per i tuoi pazienti”, ha scritto.

Coronavirus morto un medico di base

Giovanni aveva annunciato la sua positività al coronavirus con un messaggio sui social: il medico di base di Castellammare attendeva un respiratore e un posto in terapia intensiva. “Non uscite – scriveva su Facebook il 22 marzo -, è l’unica arma che avete, non potete immaginare quanto è brutto. Io dovevo uscire per forza”. La figlia del medico ha raccontato al quotidiano Il Mattino il calvario del padre.

“Dopo il tampone – ha raccontato la figlia – avvertì le prime serie difficoltà respiratorie. Provò a curarsi in casa, consigliandosi con amici medici”. La situazione cambiò radicalmente pochi giorni dopo e il 21 marzo fu ricoverato a Sorrento, dove rimase un giorno. In seguito venne trasferito al primo centro Covid disponibile. “Avrebbe voluto ricoverarsi al Rummo di Benevento, invece l’unico ospedale pronto ad accoglierlo fu quello di Scafati. “Ricordo – prosegue la ragazza – la disperata ricerca di un’ambulanza attrezzata per il biocontenimento. Per un medico sempre disponibile con tutti, quando per lui c’è stato bisogno la burocrazia ha creato solo problemi“.

Il drammatico addio della figlia

L’altra figlia di Giovanni ha pubblicato un post che ha commosso tutti: “Ho un vuoto incolmabile dentro me, – ha scritto – quando sei andato via in ambulanza ti guardavo piangendo, avevo paura, tu anche ne avevi… Ma non lo davi a vedere perché eri forte per noi. Mi hai salutata dall’ambulanza con uno sforzo di sorriso e sei andato via. In ospedale il tuo unico pensiero era sapere soltanto noi come stavamo, te lo sentivi che qualcosa non andava. Ci chiedesti di inviarti le nostre foto, volevi vederci in faccia… Ci ho creduto, ho pregato… l’opzione della morte non l’avevo mai considerata e mi è caduta addosso con tutta la sua potenza… Avevo capito tutto di te già da piccolina quando alle scuole elementari ci chiesero di scrivere la poesia per il papà…”.

Giovanni viene ricordato dalla figlia per “la tua generosità, per il tuo senso del dovere, perché con te non esistevano orari, feste, domeniche per fermarti… ti chiamava un tuo paziente e tu correvi”. Forse, scrive ancora la figlia “è per questo che sei andato contro ogni rischio, hai continuato seguendo il tuo pensiero e sei stato un vero eroe sacrificando te stesso, consapevole dei rischi”.