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Coronavirus, Gallera: "In Lombardia protocolli attivi dal 22 gennaio"

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L'assessore al Welfare Giulio Gallera ha rigettato ogni accusa di ritardi nella gestione dell'emergenza coronavirus da parte di Regione Lombardia.

Rispondendo alle accuse di questi ultimi giorni, l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera ha smentito l’esistenza di qualsivoglia tipo di ritardo da parte della Lombardia in merito alla gestione dell’emergenza coronavirus. Gallera ha infatti affermato come i protocolli diramati dal ministero della Salute fossero già stati implementati a partire dal 22 gennaio, individuando a partir dal 27 gennaio i reparti di terapia intensiva che avrebbero preso in carico i pazienti Covid-19 su tutto il territorio regionale.

Coronavirus, Gallera sui protocolli

In alcune dichiarazioni apparse sui quotidiani nazionali, l’assessore al Welfare ha ribadito l’applicazione delle linee guida ministeriali da parte della regione: “Le carte non mentono: Regione Lombardia ha dato piena e pronta attuazione alle linee guida del Ministero della Salute del 22 gennaio che avevano per oggetto le modalità di presa in carico dei cittadini al rientro dalla Cina e i loro contatti che presentavano sintomi riferibili al Covid, trasmettendole a tutti i rappresentanti del sistema socio-sanitario il 23 gennaio. […] Ogni altra ricostruzione su ritardi e omissioni è priva di fondamento, vergognosa e strumentale”.

Gallera ha poi spiegato come i suddetti protocolli fossero stati in seguito diffusi a tutte le istituzioni sanitarie del territorio, sottolineando inoltre come le Ats avessero informato di ciò anche tutti i medici di base e i pediatri di libera scelta: “La circolare trasmessa indicava già le procedure di ‘Diagnosi di caso sospetto’, le procedure di ‘Segnalazione alle autorità sanitarie’, stabiliva i laboratori di analisi di riferimento e le prescrizioni per la presa in carico del paziente. Il 27 gennaio ovvero quattro giorni dopo, Regione Lombardia diramava una nuova comunicazione indicando anche i 17 reparti di malattie infettive che avrebbero preso in carico i pazienti, distribuiti su tutto il territorio regionale”.

I tamponi prima del paziente uno

Nel concludere il suo intervento, l’assessore Gallera ha infine ricordato le norme di prevenzione attuate dalla regione prima che esplodesse l’emergenza sanitaria con il primo caso di coronavirus registrato a Codogno lo scorso 21 febbraio: “Indicazioni approfondite il 7 febbraio successivo attraverso una nuova informativa. Questa prevedeva anche norme comportamentali per la gestione dei controlli negli aeroporti, nelle scuole, negli esercizi pubblici e negli istituti penitenziari. Prima del caso di Codogno sono stati eseguiti infatti 100 tamponi. A cittadini con i requisiti indicati dalle prescrizioni ministeriali (provenienti dalla Cina, o loro contatti) secondo le procedure stabilite. Le analisi, fino ad allora, avevano sempre dato esito negativo”.