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Coronavirus, Pregliasco spiega cos'è Rt, il nuovo indice dell'ISS

Coronavirus, cos'è l'indice Rt

Il virologo Pregliasco spiega cos'è l'indice Rt, nuovo parametro dell'ISS per misurare la trasmissibilità del coronavirus.

Nelle relazioni dell’Istituto Superiore di Sanità è comparso un nuovo parametro, e cioè il parametro Rt. L’indice Rt andrà a sostituire l’indice R0 per valutare l’andamento del contagio da coronavirus. Ma cos’è l’indice Rt? Lo spiega il virologo Fabrizio Pregliasco.

Coronavirus, cos’è l’indice Rt

In queste settimane avevamo familiarizzato con il termine R0 (erre con zero), che indica il potenziale di trasmissibilità di una malattia infettiva. Il parametro R0 del coronavirus in Italia al momento è sceso sotto il valore di 1, anche grazie alle misure del lockdown. Nell’ultimo aggiornamento epidemiologico diffuso dall’Istituto Superiore di Sanità è comparso un indice diverso da R0 (erre con zero). Si tratta dell’indice Rt (erre con ti), un nuovo parametro per misurare l’indice di trasmissibilità del virus.

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In un’intervista a FanPage, il virologo Fabrizio Pregliasco spiega le differenze da tra R0 e Rt: “R0 rappresenta il numero, in media, di casi secondari di un caso indice, mentre l’Rt è la misura della potenziale trasmissibilità della malattia legata alla situazione contingente, cioè la misura di ciò che succede nel contesto. L’R0 indica quindi cosa accade in una situazione di popolazione totalmente suscettibile, per cui è un valore che rimane uguale”.

Pregliasco passa poi a fare un esempio concreto per chiarire la natura di questo indice: “Questo virus, per capirci, ha un R0, in media, di 2,5 casi secondari, mentre l’indice di trasmissibilità Rt, in questo momento, è compreso tra 0,2 e 0,7, perché abbiamo realizzato dei sistemi di contenimento che ci stanno permettendo di ridurre il numero di casi. R0 è dunque una caratteristica del virus in una popolazione di soggetti suscettibili mentre, in un contesto contingente come il nostro, e quindi come indice di trasmissibilità in queste condizioni ambientali, proprio perché impediamo al virus di diffondersi, utilizziamo Rt”.

Quali sono i rischi per la Fase 2?

Il virologo poi ci tiene a specificare che i valori R0 e Rt non sono sufficienti per decidere se allentare o meno le misure del lockdown. Per un rientro alla normalità, infatti, bisogna anche tener conto dei posti liberi in terapia intensiva e delle pressioni sul sistema sanitario, oltre che di un’adeguata segnalazione dei casi positivi. Nella Fase 2 il rischio che i contagi subiscano una crescita è possibile, perché aumenteranno i contatti tra le persone.

Il premier Conte ha poi annunciato in conferenza stampa che le Regioni potranno apportare ulteriori misure restrittive, con eventuali lockdown di ritorno. Quali sono i campanelli di allarme per le regioni prima di decidere di apportare nuove misure? “Un intervento potrà arrivare sulla base della valutazione di vari indici, cioè un Rt che si alza, la non disponibilità di posti in terapia intensiva, il numero di nuovi casi in aumento, quindi dalla combinazione di un’analisi complessiva di questi indicatori”, spiega il virologo.

Gli strumenti in nostro potere per tenere i contagi sotto controllo sono quelli di fare attenzione, anche una volta tornati al lavoro. “Non è un libera tutti“, precisa Pregliasco, per cui ci vuole ancora la massima prudenza.