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Il risarcimento vittime del Covid vale solo se si lavorava in ospedale

Covid: il risarcimento vittime esclude

Per un cavillo burocratico, esclusi medici di famiglia e farmacisti dal risarcimento per le vittime del Covid. Spetta solo ai dipendenti ospedalieri.

Niente risarcimento per le vittime del Covid a medici di famiglia e farmacisti, mentre i colleghi che lavoravano in ospedale potranno ottenerlo. La motivazione che sta dietro a questa differenza di trattamento è dovuta a questioni burocratiche imprescindibili.

Risarcimento vittime del Covid, non per tutte

I dipendenti ospedalieri sono infatti coperti dall’Inail, pertanto i danni del Coronavirus vengono considerati come infortuni sul lavoro. Le compagnie private e gli altri professionisti non godono di questo beneficio, dunque del risarcimento per le vittime.

Sono diversi i lavoratori nel settore della Sanità a non essere coperti dall’Inail, come ad esempio i dentisti, e a pagare volontariamente polizze annuali. Le compagnie assicurative ritengono che il contagio da Coronavirus non possa rientrare nella categoria degli infortuni sul lavoro, il ché si traduce in nessuna copertura dei danni o risarcimento ai parenti dei medici deceduti a causa della pandemia.

Servizio pubblico per il SSN

I medici di medicina generale svolgono un servizio pubblico in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale che li paga per visitare i pazienti. Questi non possono rifiutarsi di farlo e se avviene il contagio da Covid, viene da pensare possa rientrare nell’infortunio sul lavoro, così come per altre categorie.

A questo, bisogna aggiungere il pagamento di un’assicurazione che copre i danni da infortuni per versamenti tra i mille e i duemila euro l’anno, eppure il risarcimento per le vittime della pandemia non è erogabile. Alcune famiglie delle vittime stanno pensando di fare appello ai tribunali per lottare e far valere così i loro diritti, oltre a quelli dell’intera categoria di lavoratori, eroi dell’emergenza sanitaria al pari dei dipendenti ospedalieri.