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Riapertura delle scuole, così l'istruzione rischia di diventare un lusso per pochi

Riapertura delle scuole, così l'istruzione rischia di diventare un lusso per pochi

Tra possibili licenziamenti e smart working per pochi, la riapertura delle scuole potrebbe farci fare un salto indietro di decenni.

All’avvio del nuovo anno scolastico ormai mancano poco più di tre settimane. E tra banchi monoposto distanziati e dibattiti su mascherine sì/mascherine no, in molti non si accorgono che ritorno a scuola potrebbe segnare un punto a favore della dispersione scolastica. Lo spunto per parlarne lo dà il Messaggero. Il dramma di questo periodo di incertezza esplode sin dal titolo dell’articolo: “Genitori ritirano i figli dalla scuola: ‘Troppi rischi, se si contagiano finiamo in quarantena e addio lavoro’”. Per quanto la vicenda raccontata sia riferita al Trevigiano, mostra un preoccupante trend che rischia di estendersi a tutta la penisola, visti le poche sicurezze che hanno i lavoratori, unite alle incertezze su un ritorno davvero sicuro sui banchi per gli studenti oltre la scuola dell’obbligo.

Riapertura delle scuole: le conseguenze del dl Agosto

Per accorgersene basta dare un’occhiata all’ultimo dl licenziato dal Governo Conte, il 104/2020, detto ‘decreto Agosto’. Qui la disciplina del licenziamento per le aziende cambia rispetto al lockdown: si può dire addio al proprio dipendente, facendo qualche rinuncia. Oltre ai casi straordinari (cambio appalto aziende in liquidazione con cessazione totale dell’attività, i fallimenti privi di esercizio provvisorio e licenziamento sulla base di un accordo sindacale) si può infatti avviare la mobilità in uscita anche se il datore di lavoro non utilizzato ammortizzatori sociali nei mesi di maggio e giugno, rinunciando al contempo, per il periodo successivo all’entrata in vigore del dl Agosto, a chiedere ulteriori settimane di cassa integrazione.

Tradotto: è più facile lasciare a casa un lavoratore che è in quarantena perché un familiare stretto ha contratto il Covid. D’altronde non tutte le aziende possono applicare lo smart working – pensiamo ai lavori ‘di fatica’ come quelle del settore siderurgico o per la ristorazione – e tenere un operaio a casa per due settimane, dovendo pure assumere temporaneamente un sostituto, è un costo che non tutti possono affrontare, ancor di più in una nazione che da poco si è ripresa dalla stretta del lockdown.

Un lusso per pochi

Ed è proprio questa mancanza di supporto dal Governo che sta spingendo le famiglie con maggiori difficoltà economiche a dover fare una scelta: l’istruzione del figlio o la certezza di uno stipendio. Che il Covid-19 potesse portare a uno spopolamento delle classi, forse a inizio pandemia non ce lo saremmo aspettati. Il fenomeno ha però radici più profonde, nasce da un’insicurezza derivata dalla mancanza di meccanismi paracadute per i lavoratori, costretti a barcamenarsi in un’economia, come quella italiana, che vede sempre più un calo dei consumi. E che in presenza di un nuovo lockdown rischierebbe seriamente il collasso.

Non ce lo possiamo permettere, è vero, così come non possiamo permettere che la paura ci faccia fare un salto indietro di decenni, quando la scuola era un ‘lusso’ per ricchi. E a tutti gli altri bambini toccava lavorare, spesso nei campi. Il rischio invece è che ora i ragazzi rimangano a casa, ma per permettere ai genitori di lavorare in sicurezza. E per loro, quando usciremo dall’incubo di questa pandemia che ha cambiato del tutto la nostra quotidianità, il futuro potrebbe rimanere annebbiato e incerto.