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Bossetti: "Voglio uscire dal carcere, non ho mai visto Yara"

Massimo Bossetti

Massimo Bossetti, in carcere con l'accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, spera nei nuovi esami, affermando di nuovo di non essere colpevole.

Massimo Giuseppe Bossetti continua a proclamarsi innocente dal carcere. Il muratore di Mapello è stato condannato all’ergastolo con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, ragazzina di Brembate Sopra trovata morta in un campo tre mesi dopo la scomparsa, avvenuta a novembre 2010.

Bossetti dal carcere

Non sono Ignoto 1, non ho mai visto Yara Gambirasio” ha dichiarato Massimo Bossetti dal carcere. A parlare di lui è il suo avvocato Claudio Salvagni, che è stato intervistato da Cusano Italia TV. “Massimo Bossetti è molto contento, molto positivo, e ha detto ‘io continuo a credere nella giustizia, voglio uscire da quel portone del carcere, a testa alta e soprattutto voglio uscire non per un cavillo giuridico perché i miei avvocati hanno trovato magari i cavilli giusti, ma voglio uscire perché i nuovi esami attesteranno che quel DNA non è il mio, io non sono Ignoto-1, io non ho mai visto, mai toccato e tanto meno ucciso Yara Gambirasio’” ha dichiarato l’avvocato, che ha aggiunto di essere molto fiducioso di poter finalmente arrivare ad una revisione del processo. “Crediamo fermamente nel nostro lavoro e nell’innocenza di Massimo Bossetti e crediamo inoltre che, nel momento in cui ci verrà definitivamente data la possibilità di fare questi esami, gli stessi esami ci daranno ragione” ha affermato l’avvocato.

A gennaio la Cassazione ha accolto il ricorso della difesa di Bossetti. Sono state annullate con rinvio le ordinanze con cui la Corte d’Assise di Bergamo aveva dichiarato inammissibile la richiesta degli avvocati di accedere ai reperti, tra cui 54 campioni di Dna e gli abiti della vittima. Ora la parola torna ai magistrati di Bergamo che dovranno decidere sulla possibilità di accedere agli atti. L’esame dei reperti in questione è funzionale al progetto di presentare la richiesta di revisione della sentenza di ergastolo per il muratore. Secondo il legale Salvagni è questione di tempo e procedure “ma il risultato positivo io lo vedo più vicino che mai“. L’avvocato definisce quello di Bossetti come il “processo delle anomalie e delle zone d’ombra” dove gli inquirenti “hanno bypassato” quello che non sono riusciti a ricostruire. “Come sul movente: voglio ricordare che nei processi indiziari il movente è importantissimo perché è il collante che tiene insieme tutti gli indizi. E nel caso specifico sono le sentenze che lo dicono: manca un movente. È un caso oggettivo che Massimo Bossetti e la povera Yara non si sono mai visti, mai incontrati, non si conoscevano” ha aggiunto Salvagni.