> > Bozza Nadef: PIL, disoccupazione e pressione fiscale

Bozza Nadef: PIL, disoccupazione e pressione fiscale

Nadef: ecco la bozza

La riforma fiscale pensata dal governo: la bozza Nadef.

Il Consiglio dei ministri approva la bozza del Nadef. Nel documento viene precisato come in caso di “uno scenario più sfavorevole per quanto riguarda l’evoluzione dell’epidemia da Covid-19, la previsione annuale di caduta del Pil per il 2020 scenderebbe dal 9,0% del quadro tendenziale a -10,5%. La crescita nel 2021 si fermerebbe all’1,8%, contro il 5,1% tendenziale”.

La bozza Nadef

Il quadro di finanza pubblica a legislazione vigente per gli anni 2020-2023 sconta gli effetti della grave emergenza sanitaria causata dal Coronavirus, che ha causato una contrazione del Pil reale per l’anno in corso stimata ora al 9 per cento. “Nel quadro macroeconomico sottostante questo Documento si ipotizza il ritorno alla crescita già nel 2021 e il raggiungimento del livello del Pil reale registrato nel 2019 alla fine dell’orizzonte di previsione“, si legge nella bozza. Il Pil dovrebbe registrare un rimbalzo a +6% nel 2021, una crescita del 3,8% nel 2022 e del 2,5% nel 2023. Il Governo vuole adottare nuove politiche di sostegno agli investimenti pubblici e di incentivo all’occupazione, nonché un piano di riforme che costituiscono il Recovery Plan, che sarà sottoposto al vaglio del Parlamento italiano e delle istituzioni europee.

Pressione fiscale

La pressione fiscale a legislazione vigente è attesa salire di un decimo di punto percentuale nel 2020, collocandosi al 42,5%, emerge dalla bozza. Considerando l’intero periodo, si legge, “crescerà di circa 0,1 punti percentuali, attestandosi al 42,6% nel 2023. Al netto delle misure riguardanti l’erogazione del beneficio dei 100 euro, la pressione fiscale passerebbe dal 41,8 per cento del 2020 al 41,9 per cento nel 2023.

Il debito pubblico

Per l’anno in corso le previsioni del governo indicano “un’ulteriore rilevante, ancorché inevitabile, salita del debito pubblico” si legge nella bozza. Ciò è dovuto all’effetto combinato della caduta del Pil e delle spese effettuate per fronteggiare la crisi legata alla pandemia. La prima stima fornita nel Def in aprile è stata rivista da 155,7 a 158 per cento, prevalentemente a causa delle maggiori spese contemplate nel cosiddetto decreto di agosto. Nel 2021 il governo prefigura un assestamento verso il basso legato al rimbalzo della crescita che porterà il rapporto debito/Pil al 155,6 per cento. Successivamente, nelle proiezioni del governo, il rapporto declina al 153,4 per cento nel 2022 e al 151,5 per cento nel 2023. Mentre il deficit/Pil salirà dall’1,6% del 2019 al 10,8% nel 2020. Poi dovrebbe scendere al 5,7% nel 2021, al 4,1% nel 2022 e al 3,3% nel 2023.

La riforma fiscale

Per quanto concerne la riforma fiscale, “si finanzierà strutturalmente con il contrasto all’evasione fiscale e con una riforma del sistema delle detrazioni e dalla tassazione ambientale” è scritto nella bozza della Nadef. I fondi del Ngeu, secondo il governo, ”consentiranno spazi fiscali per far entrare a regime la riforma fiscale con la quale il governo si è impegnato a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, soprattutto per i redditi medi e medio-bassi”.

La quota 100

“Le previsioni della spesa pensionistica continuano a scontare il sensibile aumento del numero di soggetti che accedono al pensionamento anticipato in virtù dei recenti cambiamenti normativi introdotti con la Legge di Bilancio 2019 e altri provvedimenti attuativi, tra cui Quota 100” si legge nella bozza. Secondo la previsione a legislazione vigente, che prevede lo stop a fine 2021 del regime di anticipo pensionistico voluto dalla Lega nel precedente governo, “una crescita della spesa per pensioni più contenuta rispetto a quella dell’economia contribuirà a far scendere il rapporto tra tale spesa e Pil, dal 17,1 per cento del 2020 al 16,2 per cento nel 2023. Cionondimeno, la spesa per pensioni a legislazione vigente nel 2023 risulterà più alta di 0,8 punti percentuali in rapporto al Pil in confronto al 2019“.