> > Emilio Fede, confermata condanna in Cassazione sul processo "fotoricatto"

Emilio Fede, confermata condanna in Cassazione sul processo "fotoricatto"

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La condanna a Emilio Fede a due anni e tre mesi è stata confermata.

La condanna a Emilio Fede al processo sul “fotoricatto” è stata confermata in Cassazione. L’ex direttore del Tg4 ha commesso secondo i giudici il reato di tentata estorsione ai danni di Mauro Crippa, dirigente di Mauro Crippa. La sentenza in primo grado era stata emessa nel 2017, mentre recentemente la Corte d’Appello di Milano aveva confermato la responsabilità del giornalista per due capi di imputazione, assolvendolo invece da uno degli episodi. L’esito era stato una riduzione della pena a due anni e tre mesi.

La condanna a Emilio Fede

Il ricorso presentato da Emilio Fede in merito alla condanna sul processo conosciuto come “fotoricatto” è stato ritenuto inammissibile dai giudici della Corte di Cassazione. “I motivi proposti tendonoa ottenere una inammissibile ricostruzione dei fatti mediante criteri di valutazione diversi da quelli adottati dal giudice di merito, il quale, con motivazione esente da vizi logici e giuridici, ha esplicitato le ragioni del suo convincimento“, si legge nella sentenza. “Le conclusioni circa la responsabilità del ricorrente risultano adeguatamente giustificate dal giudice del merito attraverso una puntuale valutazione delle prove, che ha consentito una ricostruzione del fatto esente da incongruenze logiche e da contraddizioni“.

E ancora: “La sentenza impugnata ha adeguatamente giustificato la ricostruzione del ruolo di mandante di Fede rispetto all’elaborazione di foto compromettenti da utilizzare contro Crippa, individuato come il principale responsabile del suo licenziamento da Mediaset; al riguardo si sono ampiamente illustrate le ragioni, di fatto e logiche, in virtù delle quali Fede è stato individuato quale ideatore del reato di estorsione, programmando la realizzazione delle immagini compromettenti per Crippa (risultando irrilevante ai fini di causa se le stesse fossero vere o false), nonché quale autore – conclude – del tentativo di utilizzo delle stesse a fini strumentali rispetto al disperato tentativo di evitare il licenziamento da Mediaset che Crippa, responsabile dell’informazione, aveva deciso di attuare“.