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Tunisia, reporter si dà fuoco per denunciare la precarietà

Tunisia

In un video postato su Facebook poco prima, il giornalista spiega le ragioni del suo drammatico gesto denunciando la sua precarietà

Si chiama Abderrazak Zorgui il giornalista precario che si è ucciso dandosi fuoco il 24 dicembre in piazza dei Martiri a Kasserine, in Tunisia. E’ un giovane reporter di Telvza tv. Poco prima di compiere il drammatico gesto, ha condiviso su Facebook un video in cui spiega le ragioni del suo folle gesto. Ha denunciato la sua precarietà e lanciato un appello ai disoccupati della regione a scendere in piazza per reclamare il loro diritto al lavoro e a un futuro migliore. Il giovane si scaglia anche contro il governo centrale per aver dimenticato Kasserine, spesso mascherandosi dietro alla lotta al terrorismo nella regione. In serata le forze dell’ordine hanno usato i gas lacrimogeni per disperdere un gruppo di giovani manifestanti scesi in piazza dopo la morte di Zorgui.

Dopo la morte del reporter, diverse persone sono scese in strada. E’ di sei agenti feriti e numerosi arresti tra i manifestanti il bilancio degli scontri avvenutia Kasserine. Proteste tra polizia e giovani disoccupati, decisi a manifestare per il diritto al lavoro contro la marginalizzazione della regione. La loro decisione è simbolo di solidarietà al gesto estremo del reporter precario Abderrazak Zorgui. Lo ha riferito il portavoce del ministero dell’Interno di Tunisi, Sofiene Zaag, alla radio locale Mosaique fm, parlando di pietre contro le unità di sicurezza e pneumatici bruciati.

La morte di Abderrazak Zorgui

Nel video di rivendicazione postato sui social, Zorgui si rivolge a “tutti coloro che non hanno mezzi di sussistenza, che non possono trovare da mangiare e che quando protestano vengono accusati di terrorismo“.

Il gesto, ha spiegato Zorgui, ha lo scopo di avviare una nuova rivoluzione, come quella scoppiata dopo che, otto anni fa, il venditore ambulante Mohamed Bouazizi si diede fuoco nel centro di Sidi Bouzid. L’uomo, infatti, era esasperato dall’arroganza della polizia e dalla precarietà delle sue condizioni sociali. “Per quanto mi riguarda, oggi ho deciso di iniziare una rivoluzione per conto mio. Chi mi vuole sostenere è il benvenuto. Ho intenzione di protestare da solo, di immolarmi e se una persona otterrà un lavoro grazie a me, ne sarò felice”. Sono queste le parole pronunciate da Zorgui che accusa il governo di non aver mai rispettato le promesse fatte dopo la Rivoluzione dei gelsomini e di continuare a favorire la corruzione invece di dare lavoro ai disoccupati.

Adesso nello stato africano si teme che possa riesplodere una stagione di proteste. Soprattutto per il riferimento di Abderrazak Zorgui all’ambulante Mohamed Bouazizi, che si diede fuoco a Sidi Bouzid per protesta contro le autorità che gli avevano sequestrato la merce, il 17 dicembre 2010. Quel gesto così eclatante diede poi vita ad una serie di proteste popolari che sfociarono nella “Rivoluzione dei gelsomini”. Le ingenti proteste costrinsero, neanche un mese dopo, l’allora presidente Ben Ali alla fuga dal Paese. Anche la situazione socio-economica delle regioni marginalizzate del centro e del sud della Tunisia, dopo otto anni di promesse mancate, è rimasta pressoché la stessa con punte di disoccupazione giovanile intorno al 30%.