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Julian Assange, Londra firma la richiesta di estradizione per gli USA

Julian Assange

Negli Stati Uniti Julian Assange rischia 175 anni di carcere, per i cablo pubblicati con WikiLeaks. Londra concede l'estradizione del giornalista.

Come sempre denunciato da WikiLeaks, a volere davvero l’estradizione di Julian Assange non era la Svezia ma gli Stati Uniti. Il ministro dell’Interno britannico Sajid Javid annuncia infatti di aver firmato i documenti necessari alla richiesta USA, dove il 47enne è accusato di spionaggio nonostante sia un giornalista.

L’estradizione negli USA

Il calvario di Julian Assange non è ancora finito. Dopo aver trascorso quasi sette anni chiuso all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra perché accusato in Svezia di sex crime (rapporti consensuali ma non protetti), il fondatore di WikiLeaks è stato arrestato dalla polizia inglese l’11 giugno 2019 dopo che il governo ecuadoriano guidato da Lenín Moreno gli ha revocato l’asilo politico.

I primi di giugno un tribunale svedese ha però rigettato la richiesta di incarcerare Julian Assange, e di conseguenza la richiesta di estradizione dalla Gran Bretagna. Ma come sempre sostenuto da WikiLeaks, erano gli Stati Uniti che in realtà volevano mettere le mani sul giornalista.

A Londra Assange si trova in prigione con la sola accusa di violazione della cauzione. Il 13 giugno però il Ministro dell’Interno britannico ha annunciato di aver firmato la richiesta di estradizione negli Stati Uniti, dove il 47enne è accusato di decine di capi d’imputazione ai sensi dello Espionage Act, legge del 1917 applicata per la prima volta ad un giornalista. Negli USA il fondatore di WikiLeaks rischia una condanna fino a 175 anni di carcere.

La firma

Intervenuto sua Radio 4’s Today della Bbc, il ministro Sajid Javid afferma infatti: “È giustamente dietro le sbarre. – rivelando – C’è una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti che sarà in tribunale venerdì 14 giugno, ma ieri (mercoledì 12 giugno, ndr) ho firmato l’ordine”.

Julian Assange non si era presentato all’udienza che era stata fissata a maggio, pochi giorni dopo il suo arresto, poiché ancora troppo debole e malato a causa della lunga detenzione all’interno dell’ambasciata, condannata persino dalle Nazione Unite. La nuova udienza è stata fissata difatti per venerdì e, a seconda dello stato della sua salute del giornalista, potrebbe svolgersi nel carcere di Belmarsh, dove è rinchiuso.