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Coronavirus, record di morti in Brasile: superate le 20mila vittime

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Il Brasile tocca la sua giornata più nera, con un record di mille morti in un solo giorno dall'inizio della pandemia di coronavirus. Le cause.

Oltre mille morti in un solo giorno è il triste record del coronavirus in Brasile. Un’ondata, quella della pandemia, che sta mettendo in ginocchio tutto il Paese. Il ministero della Salute rende noto il bilancio implacabile: 1.188 morti nelle ultime 24 ore per un totale di 20.047 decessi. Galoppano anche i contagi: 18.508 casi positivi registrati per un totale di 310.087. I numeri parlano chiaro: in dodici giorni i decessi sono raddoppiati.

Brasile e coronavirus, mille morti in un giorno

Il bilancio del Brasile arriva con i timori del presidente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Ghebreyesus, preoccupato per l’escalation di nuovi casi positivi e decessi. Ma il Brasile non si può fermare per il governo. Il motore del Paese, San Paolo, continua a lavorare mentre la Borsa continua a crollare. A Rio de Janeiro, chi può resta in casa, chi non può esce. Il coronavirus in Brasile svela le differenze sociali, con i ricchi che possono permettersi una quarantena e i poveri che mendicano per strada.

La morte giorno dopo giorno

C’è una cosa che accomuna tutte le classi sociali: il destino fatale negli ospedali. I nosocomi colmi di pazienti non riescono a salvare tutti. Nelle terapie intensive è un via vai di salme. Alla fine di aprile, il sindaco di di San Paolo, Bruno Covas, dichiarava che nella città più popolosa del Brasile sono state scavate centinaia di fosse nel cimitero di Vila Formosa. “La questione della sepoltura è una sfida, vogliamo essere preparati in modo che le persone abbiano una tomba decente” erano state le sue parole. Oggi quelle parole sono una dura conferma. Il settore sanitario è sotto sforzo. Non è bastato l’ospedale da campo allestito in dieci giorni allo Stadio Pacaembu di San Paolo: i ricoveri, anche gravi, aumentano. Nella giornata di ieri si registravano 194 decessi fra infermieri e medici: un record mondiale.

Coronavirus in Brasile: le storie

Sono tante le storie drammatiche della pandemia in Brasile: come la neomamma 33enne di Recife, nel nord del Paese, deceduta dopo aver dato alla luce il suo bambino. Era risultata positiva al coronavirus e le sue condizioni s’erano aggravate improvvisamente. O come la poliziotta di 48 anni morta fra le braccia del marito davanti all’ospedale Dom Zico di Belem, nel nord del Brasile. Anche lei positiva al coronavirus, non aveva trovato nessuna clinica disposta a curarla per mancanza di posti letto. Intanto, da Brasilia, il presidente Jair Bolsonaro preferisce opzioni diverse al lockdown. Come l’idrossiclorochina, il controverso farmaco antimalarico. La seconda settimana di maggio, Bolsonaro ha emanato un provvedimento che ne dispone la somministrazione a tutti i brasiliani che lo vorranno.

Il peso politico del coronavirus

Nel provvedimento, il governo specifica che non ci sono garanzie sull’efficacia del farmaco e che potrebbero esserci effetti collaterali al cuore e al fegato. L’ondata della pandemia in Brasile fa vacillare anche il consenso di Bolsonaro. Sono ormai quattro gli espulsi dal suo esecutivo. L’ultimo è stato proprio il neo ministro della Salute Nelson Teich che, nella giornata di venerdì 15 maggio, ha annunciato le sue dimissioni. Era in carica da meno di un mese per sostituire Luiz Henrique Mandetta, ma dopo alcune settimane ha dichiarato “incompatibilità” con il governo nella gestione del virus.

Intanto, Bolsonaro ha cominciato a indossare la mascherina. Un piccolo passo per un Paese che è in agonia. Eppure, per l’esecutivo di Brasilia un lockdown sarebbe pura utopia.