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Figli che uccidono i genitori: i selfie di Federico Bigotti dopo aver accoltellato la madre

Bigotti

Figli che uccidono i propri genitori: ricordiamo il caso di Federico Bigotti e dei suoi selfie pubblicati subito dopo aver accoltellato la madre.

Solamente la dichiarata incapacità di intendere e di volere ha potuto risparmiare il carcere a Federico Bigotti. Il giovane 22enne il 30 dicembre del 2015 colpì con otto coltellate la madre Anna Maria Cenciarini nella loro casa alle porte di Città di Castello, in provincia di Perugia. Subito dopo il delitto Federico pubblicò un selfie sorridente su Facebook, accompagnato dalla frase: «Le carezze sui graffi si sentono di più».

Subito fermato, Federico Bigotti continuò a dire ostinatamente che sua mamma si era suicidata e che lui non era riuscito a fermarla. In realtà, gli inquirenti raccolsero alcune testimonianze che parlavano di continue liti, minacce e aggressioni del figlio nei confronti della madre. Il giudice per le indagini preliminari di Perugia ne ha dichiarato l’incapacità di intendere e di volere. Ora Bigotti si trova in una struttura psichiatrica.

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Il profilo psicologico di Federico Bigotti è parso totalmente diverso da quello di altri protagonisti di omicidi così efferati. Il giovane si differenzia ad esempio di molto da personalità contorte. Come ad esempio quelle di Manuel Foffo e Marc Prato, i killer reo confessi di Luca Varani. Il ragazzo venne ucciso dopo immani sevizie e torture in un appartamento della periferia di Roma. Federico Bigotti è invece sempre rimasto fedele al suo silenzio, ma soprattutto alla sua versione dei fatti.

Il ragazzo aveva deciso di aprirsi solo di fronte a un colloquio con gli psichiatri. I quali aveva appunto dovuto decidere in merito alla sua capacità di intendere e di volere. Cosa abbia raccontato ai medici durante il primo incontro non è però dato saperlo. Proprio all’interno della sua cella Federico aveva anche deciso di scrivere una lettera, ripercorrendo tutta la sua vicenda giudiziaria. Ma quelle paginette sembrano essere davvero poco coerenti, se non che sono state usate come prova della sua incapacità mentale.

Federico Bigotti oggi: pericoloso anche nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Perugia

Oggi, nel reparto di psichiatria dove si trova, Federico non riesce a contenere la pericolosità di un giovane che ha ucciso a coltellate la madre. Il reparto doveva essere un luogo di ricovero temporaneo, in attesa di una sistemazione più congrua. Ossia di una Rems, come imporrebbe la legge, lo speravano in molti. Ora si stanno verificando i primi problemi. Sono aumentate le voci di coloro che chiedono che il ragazzo venga trasferito altrove. Lo ritengono infatti pericoloso, come sin dal primo momento hanno sostenuto del resto i suoi legali Areni e Bochicchio.

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Sono stati gli stessi medici del reparto dell’ospedale di Perugia a segnalare un diverbio tra lui e un altro ospite della struttura. Il giovane, del resto, stava già dimostrando comportamenti di insofferenza. Nessuno lo dice a voce alta, ma è chiaro che il timore comune è che Federico, giudicato incapace di intendere e di volere, possa di nuovo usare violenza contro qualcuno, che lui ritiene colpevole di avergli fatto qualche sgarro.

E allora dal reparto è partita una relazione all’indirizzo del magistrato di sorveglianza di Perugia che segue il caso. Il problema però è un altro. Lo stesso magistrato, già in passato, aveva sollecitato il collocamento di Bigotti in una Rems. Ma il dipartimento per l’amministrazione penitenziaria aveva negato, per l’ennesima volta. Sostenendo che non ci fosse posto per Federico Bigotti in nessuna struttura d’Italia. Ma, se il ragazzo dovesse nuovamente usare violenza contro qualche altra persona, chi si assumerà la responsabilità?