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Fisco, controlli incrociati sull'evasione fiscale: in arrivo 3 milioni di avvisi bonari

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Ridurre le lungaggini legate agli accertamenti sanzionatori col potenziamento delle lettere di compliance a cittadini e imprese: tutti gli obiettivi della convenzione triennale tra governo ed Entrate

Un possibile spoiler di riforma fiscale. Sottoscritta dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo e dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, la nuova convenzione mira a rafforzare, in un piano triennale, l’azione fiscale nell’ambito della riscossione. Ecco i principali obiettivi sul fronte del recupero dei tributi.

Avvisi bonari: una previsione biennale di sei miliardi di euro

Ruffini parla di un’idea del fisco che non sia «amico» dei contribuenti, bensì un «equo» interlocutore. Posta la necessità di intervenire sia sull’autonomia per la dichiarazione dei redditi – col potenziamento della versione precompilata – sia sulla comunicazione per il contrasto all’evasione, l’Agenzia delle Entrate prevede per i prossimi anni l’invio di tre milioni di avvisi bonari, ovvero lettere che il Fisco manda a singoli o imprese per informarli di errori nelle dichiarazioni inviate e, quindi, invitarli a regolarizzare le stesse al fine di scongiurare sanzioni in sede di accertamento. Dai soli avvisi bonari, l’ente prevede di incassare sei miliardi di euro in un biennio (tre all’anno): il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) fissa l’asticella di 2,4 milioni di lettere da inviare e un recupero di 2,4 miliardi di euro annuo.

Tra l’incentivazione all’adempimento spontaneo e l’accusa di «pizzo di Stato»

Per quanto riguarda le imprese, l’obiettivo dell’Agenzia delle Entrate per il 2024 è quello di far aderire al regime di adempimento collaborativo il 15% delle grandi imprese (fatturato annuo superiore a 50 milioni di euro e bilancio annuo superiore a 43), monitorando 20 miliardi imponibili. La convenzione sigillata congiuntamente da governo ed Entrate intende superare i controlli a tappeto, mirando alle operazioni con maggior rischio di evasione. Se è vero che l’incentivazione si conferma uno strumento primario a disposizione dell’ente, all’adempimento spontaneo sono stati riservati 16 milioni di euro del monte degli incentivi (pari al 20% del totale). Di seguito, infine, la risposta/spiegazione di Ruffini a coloro che definiscono i nuovi interventi come «pizzo di Stato»:

«Oltre l’80% del totale dell’evasione riguarda chi non presenta la dichiarazione dei redditi o la presenta in modo infedele, meno del 20% la cosiddetta evasione da versamento – cioè di chi presenta la dichiarazione ma poi non salda quanto deve. La lotta all’evasione fiscale passerà sempre più attraverso i controlli incrociati delle Entrate con altri enti come l’anagrafe finanziaria, dove è custodito l’Archivio dei conti correnti. […] L’archivio è una risorsa fondamentale perché consente di intercettare, per esempio, i soggetti con residenza fittizia all’estero ma che hanno conti correnti nel nostro Paese».